“Siamo consapevoli che la nostra zona sia stata, e sia tuttora, una zona contaminata. Ma i livelli di veleni attualmente accertati nella falda sono bel al di sopra di quanto potessimo immaginare”. Sono le dichiarazioni di Mauro Bartolini, presidente dell’associazione dei consumatori Adoc Alta Toscana, che interviene così sulla vicenda dei veleni presenti ancora nelle acque sotterranee fra Massa e Carrara, oltre 30 anni dopo lo scoppio della Farmoplant e la fine del polo chimico apuano.
“Abbiamo preso visione dei risultati che dimostrano un grave inquinamento della falda acquifera del nostro territorio. Come associazione di tutela dei consumatori siamo molto preoccupati per le conseguenze che queste sostanze, tossiche e in alcuni casi pure cancerogene, potrebbero avere sulla salute dei cittadini. Siamo preoccupati anche perché questi contaminanti, purtroppo, non sono rimasti confinati all’interno dell’area industriale, nei terreni e nelle acque direttamente sotto le zone un tempo sede di aziende pericolose come Montedison-Farmoplant, Ferroleghe o Rumianca”.
“No, con gli anni i veleni si sono diffusi anche a valle, verso il mare e nelle zone intorno, nelle aree agricole e residenziali dove ci sono pozzi che magari i cittadini hanno utilizzato per riempire delle piscine o irrigare i campi”.
Insomma, una situazione estremamente delicata che impone riflessioni e azioni non più prorogabili: “Non è possibile che siano le aziende di oggi e i cittadini a pagare, dopo 30 anni, un avvelenamento del territorio di cui siamo tutti vittime. Chiediamo – conclude il presidente Adoc – la totale trasparenza di tutte le amministrazioni comunali e della Provincia coinvolte nella vicenda e il loro immediato intervento al fine di tutelare l’intera collettività”.