A ormai ‘pochi’ giorni dalla Testarolo Challenge – in programma all’Istituto Italiano di Cultura di Londra il 22 ottobre prossimo – abbiamo intervistato Lorenzo Ferraro, co-fondatore della Buttero Ltd, la società nata per portare il gusto del Made in Italy nel mondo.
Come e quando nasce Buttero? «Buttero nasce nel 2016 come La Dispensa del Buttero da un’idea mia e di Martina Natale che al tempo viveva a Londra, come me – io ci vivo dal 2008. Entrambi abbiamo pensato: perché non far conoscere agli inglesi il vero cibo italiano? Vivendo là ci siamo accorti che la qualità dei prodotti che arrivavano era scarsissima: c’era molto, ma non di pregio. Si puntava (e spesso si punta ancora) su grandi quantità a minor prezzo». Mentre lui e Martina volevano “recuperare il gusto”. Concentrarsi su clientela medio-alta, riportare il valore della cucina e della produzione italiana al centro. Lo hanno fatto.
«Ci siamo inseriti nel settore dell’import poco dopo la Brexit, Buttero Ltd è nata a febbraio dell’anno scorso (a pochi mesi dal ‘lancio’). Il primo evento è stato un Charity boat party con il Rotary International per l’associazione Kind Winter, siamo subito riusciti subito a presentarci alla clientela che volevamo». Ciò ha permesso di perseguire il loro obiettivo: selezionare prodotti e aziende guardando, da una parte, ai valori delle aziende, dall’altra ovviamente alla qualità del prodotto. «È quello che raccontavo anche parlando di Sergio Pagani e del Testarolo: le aziende con cui ci piace lavorare sono aziende che tengono fede alla propria storia con un approccio contemporaneo, magari gestite da giovani, anzi soprattutto. Sia per affinità sia per emergere “tutti insieme”». Come dire, è il momento di riprenderci presente e futuro (questo lo diciamo noi, hehe, chiaro).
«Così abbiamo iniziato. Inizialmente la nostra azienda puntava sulla vendita di esperienze enogastronomiche ed export, dopo la Brexit siamo diventati importatori. Per la distribuzione ci affidiamo ad aziende di riferimento che condividano i nostri valori, mentre la parte di eventi e ricerca dei prodotti è gestita da noi in prima persona. Sono eventi e party aziendali, eventi istituzionali o per clienti privati, pacchi regalo». Fino a poco tempo fa pensavano a tutto Martina e Lorenzo. Poi a settembre si sono uniti a loro Sara, social media e marketing manager, e Giovanni, brand ambassador oltre che nutrizionista private chef per una famiglia molto importante, ci spiega Lorenzo – lui rappresenta il brand e si occupa dei menù.
Dei menù per gli eventi, dopo l’evento Rotary, che altro? «Molti eventi, spesso privati quindi che non pubblicizziamo. Collaboriamo con nomi anche grossi per i quali siamo punto di riferimento, ma di cui per ovvi motivi non possiamo parlare troppo. Invece, un evento molto bello è stato quello dello scorso giugno al Canopy by Hilton, che è un’altra istituzione con cui collaboriamo. Si tratta di un evento patrocinato – come la Challenge – dal Consolato Italiano, un evento fatto e pensato per portare nuove aziende scelte nel mercato: è un appuntamento a cui teniamo molto. Ogni volta selezioniamo una decina di aziende da presentare al Regno Unito. In quella sede gli ospiti invitati partecipano, provano, conoscono: conoscere i produttori fa parte del nostro pacchetto». Cioè, ci spiega: «Noi vogliamo che i clienti conoscano i produttori, non solo il prodotto, che lo scelgano per la qualità ma anche per la filosofia e storia che c’è dietro».
Mi dicevi che collaborate anche con l’ICE? «Sì con l’Italian Trade Agency di Londra, che in breve è l’agenzia governativa per l’internazionalizzazione delle imprese italiane, per la promozione del Made in Italy all’estero. Per l’ICE siamo selezionati di prodotti IGP e DOP, ciò ci permette di allargare il raggio». Che significa? Che se Buttero ha oggi, per ora, cinque, sei produttori di riferimento, sulla selezione può portare nel mondo anche altro, affidandosi ovviamente a fiere e contatti del network. Un compito importante per i nostri prodotti e per il nostro sviluppo. E tutto con, in mano, grazie a Lorenzo, giovane trentenne fiorentino. Dalla sua, prima di questo, la lunga esperienza nella ristorazione ed una laurea in International Business. Diremmo il giusto percorso.
Se gli chiediamo in chiusura, da dove viene il nome “Buttero” ci dice: «Beh, l’idea è nata proprio in Maremma, terra del ‘rinomato’ cowboy toscano. Io passo le estati lì, da che ero bambino. Eravamo lì quando io e Martina abbiamo pensato al progetto. Una sera, a cena, ci siamo guardati e abbiamo detto “Vabbè, Buttero è il nome perfetto”». Tra i programmi per il prossimo imminente futuro: pianificare il ’25, continuare a promuovere il Made in Italy di qualità nel Regno Unito con il supporto delle istituzioni, esplorare il mercato Scozzese, con nuovi eventi istituzionali come IFE o Salumiamo dove le aziende che rappresentiamo possono far vedere il loro potenziale. Poi altre cose, sempre non da poco, in ballo – e, attenzione, non necessariamente al di qua dell’oceano.
Molto curiosi. Seguiamo.