Nel vasto e sempre più globalizzato mercato del turismo toscano, la Lunigiana continua a giocare la sua partita da outsider. Secondo il recente Rapporto IRPET 2024 sul turismo in Toscana, i dati non lasciano spazio a troppe illusioni: le presenze turistiche in Lunigiana sono calate del -4,7% rispetto al 2023, con una diminuzione marcata sia tra gli italiani (-5,6%) che tra gli stranieri (-3,7%).
Per fare un confronto, anche la vicina Riviera Apuana – zona balneare per eccellenza della provincia di Massa-Carrara – segna il passo: -1,3% sul totale, -2,2% tra gli italiani, ma almeno riesce ad attrarre un timido +0,9% tra i turisti stranieri.
Il report IRPET non si limita a snocciolare numeri. Lancia anche un messaggio chiaro (che tra le righe suona come una tirata d’orecchie): territori come la Lunigiana soffrono in termini di risultati turistici e necessitano di un rilancio attraverso promozione digitale, offerta esperienziale e storytelling coerente. Tradotto: abbiamo castelli, borghi medievali, percorsi nella natura, cucina genuina e silenzi preziosi… ma siamo ancora in cerca di una voce che li racconti al mondo
Indicatore | 2024 vs 2023 | 2024 vs 2019 |
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Presenze turistiche | –4,7% | +20,1% |
Trend mercato interno | –13,5% (Toscani) | — |
Trend mercati esteri | +12,3% (extra-UE) | n.d. |
Manca un’identità turistica chiara, condivisa e, soprattutto, desiderabile. Un esempio? La Val d’Orcia vola con +5,3% perché ha saputo imporsi nell’immaginario globale. La Lunigiana, invece, resta sospesa tra la nostalgia di una cartolina da imbucare e il sito turistico aggiornato ma pesantissimo e latitante quanto accessibilità.
C’è poi il tema accessibilità. Nonostante la A15, i collegamenti ferroviari continuano a sembrare progettati per gli anni ’70. Il turista senza auto viene subito selezionato dalla natura: o sopravvive a un cambio a Pontremoli con coincidenza fantasma, o gira i tacchi e prenota un agriturismo nel Chianti. E noi perdiamo occasioni.

Nel frattempo, la Toscana nel suo complesso ride: +4,1% di presenze nel 2024 rispetto al 2023, trainata soprattutto dai turisti stranieri (+10,3%). Firenze, Siena e persino il Casentino brillano. La Lunigiana arranca un po’. E a quanto pare nessuno se ne stupisce. È fisiologico? Forse. Dobbiamo fare di più? Certo.
Serve una scossa: digitale, identitaria e politica. Soprattutto chi amministra deve porsi una domanda: vogliamo restare il bell’angolo dimenticato da Dio e dagli influencer (!), o vogliamo provare a rilanciare seriamente la nostra identità turistica?
Ci servono (ad esempio):
- Contenuti digitali di qualità, multilingua, geolocalizzati.
- Campagne mirate sui segmenti esperienziali: trekking, castelli, storia, cucina, silenzio.
- Un coordinamento serio tra Comuni, associazioni e operatori. Non l’ennesimo tavolo tecnico che finisce in tavola calda.
- Eventi unici, raccontabili, ripetibili. Forse le solite sagre fotocopia non bastano più.
Insomma, o iniziamo a parlare della Lunigiana come si deve, o continueremo a leggerne solo nei rapporti statistici come esempio di “ambito in difficoltà”.