Irama – (non mi ricordo il titolo)
Ah, la poesia moderna! La raffinatezza della lirica d’autore! L’arte di infilare parole come “crudele, crudele, crudele” in un capolavoro di sensibilità e introspezione…
Ma analizziamolo con il rigore che merita.
“Sei stata tu crudele, crudele, crudele / Fredda come la neve, la neve, la neve”
Ma che è? Un’eco in loop? Un pappagallo che si è incantato? O semplicemente un genio della ripetizione che ha deciso di scrivere un testo direttamente copiando e incollando?
“Perché era solo una scusa l’idea / Che tra noi era soltanto sesso”
Ah, quindi l’amore non esiste, il romanticismo è morto e il massimo del pathos è un ghosting di serie B. Shakespeare si sta rivoltando nella tomba.
“E c’è qualcosa che ti agita / Smetti di piangere mi guardi che sei fradicia”
Fradicia. FRADICIA? Quale poeta del passato oserebbe evocare una tale immagine di struggente romanticismo? Immagino la scena: lei inzuppata come una spugna da lavapiatti, mascara che cola come la diga del Vajont, e lui lì, a fissarla con la profondità emotiva di una lattina schiacciata o di un termosifone spento.
“E il tuo sorriso mi mastica”
SCUSAMI, COSA? Il tuo sorriso MI MASTICA? È una canzone o una pubblicità di dentiere per squali? Qui stiamo superando i confini della metafora e sfociando in Cronenberg.
E per finire:
“Se in amore non soffri, non sogni, non corri non so innamorarmi di te”
Quindi, per essere chiari, l’amore è una maratona dolorosa da cui devi scappare mentre sogni? Questo testo è una canzone d’amore o la descrizione di una sessione di cardio forzata?
E tutto questo mentre il nostro eroe si presenta vestito come il generale Custer in un musical steampunk. Spalline dorate, guanti da assassino gotico e quell’aria da “sono un poeta dannato, ma ho rubato il cappotto a Napoleone”.
Conclusione? Questo pezzo è la dimostrazione definitiva che le canzoni d’amore sono morte e sono state rimpiazzate da messaggi vocali di tre minuti che il tuo ex potrebbe mandarti alle tre di notte. E io, da Nutria Cattiva, rosicchio via ogni residuo di poesia rimasto.
Francesco Gabbani – Viva La Vita
Avrei da dire due cose anche sulla canzone di Gabbani, l’originalissima a partire dal titolo “Viva la vita”:
“Ma non lo vedi? E non conta se non ci credi / Che siamo un momento / Tra sempre e mai più”
Il classico trucco di chi vuol sembrare profondo senza dire assolutamente nulla. Siamo un momento, tra sempre e mai più… quindi? Tipo una pubblicità della Tim con un tocco esistenzialista?
“Come una poesia / Dentro l’eternità per una botta e via”
Ah, il romanticismo 2.0! Ma quale esistenzialismo? Quale nobiltà di cuore? L’amore eterno adesso si misura in “botta e via”.
“Sarà che una bugia / Dice la verità più della verità”
Wow. Ci mancava solo il vecchio trucco da manuale per giustificare le cazzate che ci raccontiamo da soli. Filosofia da bancarella del mercato.
Poi arriva il ritornello:
“Viva la vita così com’è / Viva la vita questa vita che / È solo un attimo / Un lungo attimo”
Sì, lo abbiamo capito! Viva la vita! Ripetuto tipo cento volte, nel caso qualcuno non avesse ancora assimilato il concetto. Ma tanto non c’è tempo di pensare, perché la vita è un attimo! Un lungo attimo! No aspetta, è un battito! Un lungo battito! CHE CONFUSIONE!
“A darsi il cambio / Ad aiutarsi / A consumarsi al vento”
Scusa ma che significa? È una descrizione di una relazione o il manuale d’uso di una candela?
“Assomigliarsi / Pelle e ossa / Stesso fuoco dentro”
Sembra la lista degli ingredienti per una pozione medievale. Pelle, ossa e fuoco dentro. Cos’è, una ricetta per un esperimento di Frankenstein?
E il colpo di genio finale:
“Insieme due paralisi faranno un movimento”
Io boh. Da quando due cose ferme fanno una cosa che si muove? È fisica quantistica o il concetto di amore spiegato da un ubriaco?
E tutto questo mentre lui canta con quell’aria tra il profeta mistico e il venditore di pentole. Abito luccicante, sorriso da televendita, mani alzate al cielo manco fosse la reincarnazione di Pavarotti.
In conclusione: questa canzone è il testamento definitivo della filosofia del niente travestito da poesia. Un inno alla vita che sembra uscito dal generatore automatico di frasi motivazionali di Facebook e buongiornissimocaffè. Ma tranquilli, la vita è un attimo! Un lungo attimo! Un battito! Un lungo battito! Aiuto.
Simone Cristicchi – Quando Sarai Piccola
Oh, ma che tenerezza! Che dolcezza! Che manipolazione emotiva da Oscar! Questo testo sembra scritto apposta per far piangere le nonne, le zie e chiunque abbia un cuore vagamente funzionante. Ma io sono la Nutria Cattiva, e a me questi giochetti non la si fa.
“Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi sei”
Ah, già partiamo con la sindrome del “ti spiego io come funziona la vita”. Ecco il figlio modello che si trasforma in guru esistenziale, pronto a guidare la madre nel buio del suo destino, perché ovviamente lei, poverina, da sola non ce la può fare.
“Parlerò al posto tuo se ti si ferma la voce”
Eccola, la frase che serve a tirarti un pugno dritto nello stomaco. Ma non ti preoccupare, perché il nostro eroe è pronto a prendere il microfono della vita e parlare per tutti, anche per chi ormai ha smesso di farlo.
“Giocheremo a ricordare quanti figli hai”
Ma che divertimento! Una serata tra amici, una tombolata, un quiz interattivo sulla demenza senile! Dai, forza, proviamo a ricordare quanti figli hai, che risate, eh?
“Ti insegnerò a stare in piedi da sola, a ritrovare la strada di casa”
Ma questa è una canzone o il manuale per l’anziano smemorato? Siamo al livello del GPS umano. Qualcuno avvisi Google Maps che Cristicchi gli ha rubato il lavoro.
“Eeee… è ancora un altro giorno insieme a te”
Ed eccolo, il ritornello strappalacrime. Prolungato all’infinito con la classica “Eeee…” che serve solo a prepararti al pianto. Lo senti? È il violino invisibile che inizia a suonare nel sottofondo.
“Ti prenderò in braccio e sembrerai leggera come una bambina sopra un’altalena”
Immaginiamo la scena: lui che prende in braccio la madre e la fa dondolare come un’altalena. No, davvero. Perché? Che bisogno c’era di questa metafora che sembra uscita da una pubblicità di pannoloni?
“Ti ripeterò il tuo nome mille volte fino a quando lo ricorderai”
E se non lo ricorda? Che facciamo, insistiamo? Mille volte di fila? Questo sembra un esperimento sociale più che un atto d’amore.
“Ci sono cose che non puoi cancellare, ci sono abbracci che non devi sprecare”
Ma grazie, Simone. Grazie per averci rivelato questa verità incredibile. Gli abbracci non si sprecano! Come se qualcuno, nella storia dell’umanità, avesse mai detto: “Aspetta che butto via un abbraccio, non mi serve”.
“Quando sarai piccola ti stringerò talmente forte che non avrai paura nemmeno della morte”
Mamma mia, che chiusura da filmone strappalacrime. Ma poi, che significa “Quando sarai piccola”? Ma l’hai rimpicciolita tu? C’è di mezzo la magia? Una regressione spazio-temporale? Un’invenzione della Marvel?
E tutto questo con quell’aria da cantautore che ha appena scoperto il senso della vita e ce lo vuole spiegare, con voce rotta, mani tremolanti, occhi umidi e il pubblico che applaude perché se non lo fai sei una persona orribile.
Conclusione: questa canzone è il ricatto emotivo definitivo. È come il nonno che ti guarda con occhi lucidi il giorno di Natale e ti dice “Io non so se ci sarò il prossimo anno”, solo che qui è in loop per tre minuti. Cristicchi ci ha visto lungo: se vuoi vincere un Festival, non devi far ballare, non devi far pensare, devi far piangere tutti fino a svuotare i pacchi di Kleenex. Bravo, operazione riuscita. Ma la Nutria Cattiva non piange. La Nutria Cattiva ROSICCHIA.