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Le parole con cui affrontiamo il mondo: Casa

La parola “càsa” deriva dal latino “casa”, e dal greco “kasa”, che significa capanna, ossia “luogo coperto”, “luogo in ombra”.
La storia del pensiero e la stessa letteratura ci hanno insegnato a considerare la luce ed il sole, la fonte luminosa da cui essa deriva, come i simboli della verità, della saggezza e della sapienza. La luce ha sempre avuto a che fare -sia nelle grandi opere letterarie che nei più noti sistemi filosofici- con il fenomeno del rischiaramento, da cui la parola “illuminismo” per indicare il secolo dei lumi, della scienza e dunque dell’affermazione del vero. La luce però, al medesimo tempo, -ed è lo stesso Platone, nel mito della caverna, a mettercene in guardia- può anche accecare, abbagliare e condurre chi la venera ad uno stato di incapacità visiva ed intellettuale, simile a quella che colse il Faust di Ghoete quando, pur di appropriarsi dell’intero scibile umano accettò di vendere la propria anima al diavolo.
Se queste sono le premesse della tradizione, cosa starà a significare quell’ombra che si ritrova nell’etimo della parola “casa” e che effettivamente ci troviamo a vivere accedendo alle nostre abitazioni? La mia proposta è quella di considerare la casa e l’ombra che in essa si trova non come ad un luogo di non-verità bensì come al prodotto dello spazio coperto – caratterizzante la casa- che protegge chi la abita dalla luce accecante che caratterizza l’intensa ricerca del vero e dalle conseguenze nefaste che potrebbero conseguire da una prolungata esposizione dell’uomo ad essa.
Proviamo a pensare alla nostra casa come a quel luogo che, circoscrivendo uno spettro di ombra entro l’immenso e chiaro spazio illuminato dal sole, non impedisce alla sua luce di entrare, bensì di raggiungerne l’interno in modo diretto.  Il chiarore presente nella casa sarà quindi il prodotto di una luce indiretta, meditata, riflessa e a misura delle persone che abitano in quel determinato cono d’ombra. Abitare la casa significa quindi declinare la pura verità entro una dimensione vivente, temporale e terrena,  significa inscrivere l’ideale nella nostra situazione presente, vivendo così, in modo autentico, nella verità.
È da lì, dall’interno della nostra casa, che ognuno di noi prende parte alla verità, alla luce del mondo. Da qui sorgono le regole, i costumi e i modi di nominare il vero che contraddistinguono noi e chi con noi vive nella nostra stessa casa. Attraverso le relazioni familiari e le regole di convivenza in esse espresse ognuno di noi invera i propri ideali di amore, giustizia e verità e, proprio a partire dal luogo in cui si trova, comincia ad accedere alla luce a partire dall’ombra.
“Quel tesoro che da sempre stai cercando” affermava Martin Buber ne Il cammino dell’uomo, riferendosi con esso al compimento dell’esistenza umana,  “non si può trovare in nessun altro luogo al mondo se non proprio là, nella situazione che ci è capitata in sorte,” nel luogo in cui ti trovi adesso, proprio sotto il pavimento della casa in cui stai abitando.
 

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