L’apertura di questa settimana ha evidenziato un ribasso del Nasdaq a causa dell’arretramento delle sette bigtech. E‘ vivo il timore di una bolla, i cui rischi erano stati ampiamente preannunciati. Le aziende tecnologiche hanno corso troppo, una discesa era facile da prevedere, anche in virtù della rotazione settoriale in atto da gennaio. A influire sul calo anche le misure restrittive Usa alla Cina sui chip, ma anche l’ufficializzazione dei dazi contro Pechino, Canada e Messico che non è ancora chiaro se siano minacce serie o boutade per trattare su temi ben precisi. Certo è che in aprile potrebbero presentarsi nuovi tributi sui prodotti agricoli.
Mentre in Canada esplode una campagna di boicottaggio di prodotti americani e in Messico si pensa di fare altrettanto, l’Europa – distratta dalla fine degli aiuti Usa a Kiev – reagisce in ordine sparso.
Anche nella coalizione di governo italiana ci sono due linee di pensiero: Giorgia Meloni è favorevole a una trattativa comune Ue con l’amministrazione americana, mentre il ministro dell’Economia Giorgetti ritiene sia possibile negoziare a livello bilaterale, sfruttando i buoni rapporti con Washington. E’ comunque importante fare di tutto per evitare una guerra commerciale. Un sistema di dazi incrociati transoceanici danneggerebbe anche gli Stati Uniti, che però sarebbero protetti dalla reindustrializzazione sponsorizzata da Trump nel suo primo mandato e proseguita da Joe Biden. L’impresa europea rischierebbe invece di rimanere irrilevante, anche per la quasi assenza di società tecnologiche, concentrate fra l’America del nord e l’Estremo Oriente. Altra possibile vittima dei dazi potrebbero essere i Bitcoin, che però incontrano il favore di Trump che sembra intenda stabilire una riserva strategica su valute digitali e trasformare gli Stati Uniti nel centro nevralgico delle crypto, diversificando contemporaneamente le riserve finanziarie. Forse anche gli indici europei sarebbero stati destinati al ribasso se non fosse stato per i titoli defence, rimbalzati dopo i colloqui organizzati in fretta e furia a Londra con il duplice obiettivo di sostenere l’Ucraina dopo il disimpegno americano e di attuare una poderosa politica di riarmo (con l’eventuale unificazione degli eserciti). Questo sebbene i paesi europei siano usciti dal vertice di Londra totalmente divisi. Il mercato compra le notizie e vende sui fatti: vedremo poi che cosa accadrà realmente. Il reale motivo di questa svolta sembra l’esclusione delle spese militari dalle restrizioni di bilancio: il riarmo non sarebbe altro che un maquillage per poter risollevare il Pil europeo.
Le Borse del vecchio continente hanno viaggiato sulle montagne russe ma sono in buona salute. Siamo comunque a un punto di svolta. Occorre cautela: meglio tenere le posizioni, almeno fino alla prossima settimana. Se proprio si vuole acquistare, è consigliabile scegliere titoli super difensivi, come le utility, e al limite qualche azione del lusso.