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L'arrivo di Draghi e la sorte dell'Italia

In una notte di febbraio si gioca ancora la sorte di un Paese attanagliato dalla morsa del Covid. Lo ripete il presidente Mattarella, le sue parole sono drammatiche, non è pensabile andare al voto, e non è solo a causa della pandemia, ci sono il Recovery plan e l’intero futuro prossimo dell’Italia da sistemare. Ci vuole un “Alto profilo istituzionale”, dice il capo dello stato, scuro in volto, senza mascherina, quasi a voler testimoniare l’urgenza del suo rinnovato appello alla coesione. Passano i minuti, l’incarico esplorativo di Fico è già dimenticato, arriva il segretario generale Ugo Zampetti e, laconico, tra i flash e la spasmodica attesa dei giornalisti in sala, pronuncia un nome: Mario Draghi. Oggi, alle 12, sarà lui ad incontrare Mattarella e decidere se accettare l’incarico di formare un governo tecnico.

La “soluzione Draghi” era ventilata da tempo, per questo i vari quartier generali erano già mentalmente pronti a cambiare passo, primo ta tutti, forse, Matteo Renzi, che ha passato il pomeriggio a cercare di ottenere il più possibile, programmi dice lui, accordi sul Mes e convergenze parallele senza però trarne alcun profitto. 

Non si tratta di “incoscienza” preciserà poi in tarda serata Maria Elena Boschi, è stata una giornata drammatica e l’attesa di Mario Draghi al Colle di certo non allenta i nervi.

Ora si tratta di collaborare “per il bene del paese”, ci si affida all’ex presidente della BCE che ha salvato l’eurozona proprio dieci anni fa da un imminente disastro e ora viene proposto come argine per una situazione altrettanto grave. Le incognite sono comunque tante, Draghi era dato per certo come ideale successore di Mattarella, il suo eventuale incarico non esclude una sua successiva nomina a presidente ma tutto resta ancora da valutare, di certo non è l’unico incarico che, nel frattempo, gli viene proposto anche se egli stesso ha sempre scelto di declinare ogni invito. Per Roma farà un altro tipo di valutazione? 

Conte, col passare delle ore, ha visto affievolirsi la speranza di un nuovo incarico e non è solo per colpa di Renzi e di Italia Viva, perché pure nel Movimento alcuni hanno iniziato a vederci poco chiaro e trovarsi di fronte all’ipotesi di mollare tutto e andare altrove. Diciamolo chiaramente: era durata fin troppo. La soluzione proposta da Mattarella, vista come un saggio consiglio da seguire, è quello che si aspettavano un po’ tutti. E adesso? Dall’aspettare siamo passati al temere?

 
 

Diego Remaggi
Diego Remaggihttp://diegoremaggi.me
Direttore e fondatore de l'Eco della Lunigiana. Scrivo di Geopolitica su Medium, Stati Generali e Substack.
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