A qualche settimana dalla Cerimonia italiana Michelin 2025, tenutasi a Modena il 5 novembre scorso, non si arrestano le celebrazioni per lo chef Giacomo Devoto, prima stella di Lunigiana e seconda (oggi unica) e per la provincia di Massa Carrara e per lo spezzino. E a complimentarsi, ieri, con una conferenza stampa presso la Torre Malaspiniana di Fosdinovo il sindaco Antonio Moriconi ed Enzo Ascione, responsabile della comunicazione e curatore artistico, che con Devoto collaborano da tempo: «È per noi un piacere condividere un risultato straordinario e importante come questo, meritato perché figlio di un progetto ambizioso. Per noi che collaboriamo già da qualche anno con la Locanda De’ Banchieri, con tutta la fucina di Giacomo, è solo un motivo, come dice spesso lui, per fare di più».
E i progetti in cantiere, infatti, sono diversi, già solo per il prossimo anno. Anzitutto proseguire quanto iniziato cioè la sponsorship e partnership per il Fosdinovo Street Festival che nel 2025 giungerà al suo quarto anno, l’evento che – su tre giorni – radunerà ancora buskers e musicisti da tutto il mondo (e forse per la prossima edizione con show cooking stellato dedicato). Correlata a questo, la rassegna “Dinner in Jazz” curata da Ascione con Devoto per prolungare quell’idea d’incontro tra le arti, ma – come si dice – con le “gambe sotto al tavolo”. E, ancora, un’accoglienza ancora più calda per la delegazione di Pays de Sauxillanges, comune francese gemellato con Fosdinovo. Tornando in Locanda, luogo-base di Devoto, c’è la stessa voglia di proseguire quanto iniziato quindi per esempio “Tavole ad Arte“, un programma espositivo a cura di Giada Gasparotti, con piatti pensati dedicati dallo chef Devoto. Una nuova gara di pittura, collegata a questo, per unire la convivialità dell’arte a quella del cibo in cin cin di meraviglie di colori ed orto. E, infine, soprattutto, l’idea di un nuovo festival enogastronomico. Rapidissimamente sono questi alcuni degli spoiler presentati ieri, con Ascione e col Sindaco, in un racconto con il quale loro tutti hanno guardato a passato e futuro.
«Il motivo per cui ho scelto Fosdinovo è anche affettivo. Qui ci ho passato molti momenti, da giovane e da bambino: con mia madre venivo in ritiro, con il nostro camper in un prato dietro al Museo. Scoprire la Locanda, dimora storica della famiglia De’ Banchieri, stazione di posta del nostro territorio, mi ha fatto pensare: sono nel posto giusto». Accadeva solo pochi anni fa, prendeva forma nel 2021, è il suo ristorante con camere, cantina di 900 etichette, parco, progetto, costruito a partire da una villa stupenda e poi da ettari di terreno, resuscitati da un forte stato d’abbandono: «Non è stato semplice, ci abbiamo investito molto, ma oggi con orgoglio lo presentiamo al pubblico: la Locanda de’ Banchieri è organismo, stazione del contemporaneo, con impianti per la produzione e il riutilizzo di energia e il proprio orto biodinamico (curato con amore, coltivato a rotazione, ciclicamente riazotato). È lì che noi prendiamo i prodotti dell’orto, avendo gran cura del vegetale sin nel piatto. È lì che produciamo, con Frantoio Moro, il nostro olio di razzola e leccino. Questo posto, mi capita di dirlo spesso, è, sì, come l’ho sognato, ma forse non ancora come lo sognerò: ogni obiettivo è motivo per dare e fare di più. Io, con la mia equipe al quale dedico questo risultato, ci credo molto». La sua speranza? Che la Lunigiana possa collaborare maggiormente e meglio, che tutti insieme – cioè cittadini, imprenditori, politica – possano fare emergere il gran potenziale di mare, terra, cielo. Cioè che insieme si lavori per divenire “albergo diffuso”: «Per stare bene, fare star bene: possiamo essere questo. La Lunigiana, terra di confine tra Liguria e Toscana, ha da dire e offrire ancora moltissimo. Non a caso la Guida Michelin ci ha presentato come uno dei migliori locali “via dalla pazza folla“, fuori dal circuito. Le persone ora cercano questo. Come lunigianesi dobbiamo “solo” puntarci e crederci di più». Devoto ne parla convinto, dice ai giornalisti «Semmai tagliate me ma questo mettetelo»: l’inserimento in Olimpo e Mondo Michelin può fare il nostro gioco. E questo non solo per la notorietà, per l’attenzione del momento, ma anche per due altri motivi e, in primo luogo, Devoto è pratico, la sua capacità studiata e verificata di portare un importante indotto indiretto al territorio – si stimano almeno 500mila euro. In secondo luogo perché – da guida al meglio – la Guida Michelin si fa sostenitore di una certa idea di cultura, di mondo, la stessa che – certificata anche dalle più rinomate guide di critica gastronomica – sposa e comunica Devoto: «Lo chef del domani è un uomo di cultura e a dirlo non sono io. Dobbiamo lavorare attorno a questo. Non essere del territorio, io come chef, altri come altro, ma piuttosto lavorare in relazione con questo».
Ne riparleremo.