Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), negli ultimi tre anni è stata confermata l’uccisione di oltre 12.600 civili e il ferimento di oltre 29.000 persone. Almeno 2.400 bambini sono tra le vittime.
Milioni di persone vivono nella paura costante, mentre coloro che si trovano nei territori occupati devono affrontare gravi restrizioni e un accesso limitato agli aiuti umanitari. Un’intera generazione di ucraini sta crescendo in tempo di guerra.
Gli attacchi incessanti alle infrastrutture stanno aggravando la crisi. Oltre il 10% del patrimonio abitativo ucraino è stato danneggiato o distrutto, lasciando almeno due milioni di famiglie senza un alloggio adeguato. Più di 3.600 scuole e università sono state colpite, costringendo centinaia di migliaia di bambini a studiare a distanza.
I ripetuti attacchi al sistema energetico – per tre inverni di fila – hanno lasciato le città senza elettricità, riscaldamento e servizi essenziali in condizioni di gelo. Un totale di 12,7 milioni di persone ha bisogno di aiuti umanitari.
Non c’è nulla di rilevante da spiegare. È stato Putin, è stata la sua follia, iniziata dalla seconda guerra in Cecenia, arrivata fino ad oggi, attraverso la manipolazione della realtà, la menzogna, la soppressione di ogni libero pensiero. Ha ucciso bambini, giornalisti, anziani, musulmani, ebrei, cristiani, animali, opere d’arte, interi ecosistemi e minaccia la sicurezza di un continente intero: l’Europa. Oggi, il nostro ricordo va ad un paese che resiste, l’Ucraina, ad un’invasione che ha già distrutto troppe vite e troppe idee.
Con l’Ucraina, per tutto il tempo necessario.
Qui sotto riportiamo un passo di Boris Belenkin che è stato il responsabile della Biblioteca di Memorial dal giorno della sua fondazione fino alla liquidazione dell’organizzazione nel 2022.
“Ciò che è accaduto il 24 febbraio 2022 non riesco a farmelo entrare in testa. Ammetto che dopo il 2014 tutti più o meno ci attendevamo un esito del genere e che ci sembrava difficile che il conflitto tra Russia e Ucraina cominciato con l’annessione della Crimea e l’aggressione al Donbass potesse risolversi in maniera pacifica.
Pensavo che le provocazioni russe nell’Ucraina orientale si sarebbero intensificate, che la comunità internazionale sarebbe stata posta sotto ricatto, né avevo escluso, tra le varie possibilità, lo scoppio di una guerra su vasta scala. Ma quando la guerra è cominciata davvero, sono stato colto di sorpresa. Non me l’aspettavo, probabilmente perché la guerra non la volevo. Non la volevo, proprio come qualsiasi persona normale non vuole le guerre. Non volevo la fine della mia vita precedente, con annesse tutte le sue sfumature e i suoi problemi. Non volevo ritrovarmi senza una via d’uscita. Non volevo che l’odio e il disprezzo riempissero la mia anima. Volevo che ci fosse almeno qualche speranza per una soluzione pacifica.”
“Ma i miei cosiddetti compatrioti avevano già deciso diversamente. E sottolineo la parola «compatrioti» e non «Putin», perché l’aggressione dell’Ucraina non sarebbe mai avvenuta senza il sostegno attivo, o tacito, della maggioranza della popolazione. Come scrisse Aristotele: ogni popolo ha il governo che si merita. Lo dirò in un altro modo: i russi non meritavano un governo come quello Putin; ne meritavano uno assai peggiore (se solo una cosa del genere fosse davvero possibile).”