Ancora prima dell’effettivo risultato, Donald Trump si è incoronato vincitore della corsa alla Casa Bianca cogliendo di sorpresa anche molti commentatori che da ore attendevano cifre precise per avere un quadro concreto della realtà.
Alla fine Donald è apparso davanti al suo pubblico assieme a tutti coloro che lo hanno seguito in campagna elettorale, stanco ma felice di aver guadagnato fiducia anche tra quelle fasce di popolazione che venivano da mesi considerate capisaldi democratici. Secondo le prime analisi, a voltare la faccia a Kamala Harris sarebbero state in primis le comunità latino-americane e afroamericane, quote che i Democratici davano quasi per sicure.
Forse molti elettori di tali minoranze hanno apprezzato le politiche economiche di Trump, disegnate su un progetto di crescita e creazione di posti di lavoro, il “sogno americano” a cui ancora molti si affidano per riuscire ad emergere dalla marginalità. Allo stesso tempo sicurezza pubblica e lotta alla criminalità potrebbero aver spinto comunità ormai integrate a sentirsi minacciate o colpevolizzate per la propria appartenenza ad aree urbane o suburbane; così come l’alta tenuta in considerazione dei valori religiosi – soprattutto tra le comunità ispaniche – può aver giocato a favore di un voto verso Trump, vicino a temi come famiglia e religione.
Fatto sta che ancora prima dell’apertura dei mercati sembra che oggi dovrebbe essere un giorno al rialzo per le contrattazione oltreoceano, che temevano probabilmente incertezza nel caso di una vittoria di Harris, per via di probabili contestazioni o tempi morti post elettorali.
In un suo primo discorso davanti ai propri elettori il tycoon ha ringraziato molto l’apporto di Elon Musk in campagna elettorale, per lui si profila un ruolo importante nella nuova amministrazione, il cui nuovo erede è però di fatto J.D. Vance.
Le preoccupazioni di chi paventava il ritorno di Trump alla Casa Bianca, dopo l’intervallo di Biden, sono ora rivolte essenzialmente ai rapporti commerciali con l’estero. L’approccio “America First” imporrà davvero nuovi dazi verso esportatori europei? Verrano drasticamente inasprite le politiche commerciali verso la Cina? Ancora più interessante sarà vedere come Trump, che non ha mai disdegnato di fare affari con Putin, interverrà nel conflitto ucraino, probabilmente tirando le cinghia del sostegno militare e finanziario a Kiev.
Anche la questione mediorientale sarà tutta da rivedere, in un’ottica della revisione dell’impegno militare nell’area potrebbero cambiare sia la stabilità della regione che le relazioni con paesi come Iran e Arabia Saudita.
Dal canto suo Donald Trump non ha mai fatto mistero di voler riposizionare gli Stati Uniti a livello internazionale, rendendolo più protettivo verso i confini interni, alleggerendo l’impegno in alleanze e accordi multilaterali (Europa compresa) che sono la vera incognita di quo secondo mandato.