Oggi ho deciso di non trattare un argomento specifico ma di partire lanciando una piccola provocazione, convinto che comunque i veri appassionati di cinema la coglieranno come si conviene, ovvero con la giusta dose di autoironia, e non se la prenderanno a male.
La maggior parte delle persone che guardano film non sanno quasi nulla di film. Ecco, l’ho detto! Ora, se siete tra quelli che non hanno subito chiuso la pagina mandandomi a quel paese, posso provare a spiegarvi la verità che si cela dietro questa frase un po’ a effetto.
Partiamo dal presupposto che l’impresa mentale ed emotiva che si compie per realizzare qualcosa che possa considerarsi un’opera d’arte è sempre enorme e degna di elogio, che si tratti di un quadro, una melodia, un romanzo oppure, appunto, un film. Ciò che differenza il cinema da tutte le altre forme artistiche è lo sforzo organizzativo: si può potenzialmente scrivere il libro del secolo rinchiudendosi semplicemente nel proprio studio per sei mesi in compagnia del proprio laptop, ma non è possibile realizzare un film senza un dispiego di risorse umane e tecniche non comune, tralasciando peraltro l’aspetto economico.
Nonostante ciò, il rovescio della medaglia è che invece la fruizione di un’opera cinematografica è relativamente semplice, sicuramente meno impegnativa nei tempi e nel contributo di fantasia che richiede, ad esempio rispetto a un romanzo. Un film si completa in un paio d’ore e tutto quello che serve alla storia è lì, ben chiaro sullo schermo, senza nessuno sforzo di immaginazione da parte dello spettatore.

Questa apparente e ingannevole semplicità porta molte persone a pensare che la comprensione di cosa si cela dietro la realizzazione di un film sia un processo immediato e accessibile senza ostacoli, anche ai non addetti ai lavori. Scommettiamo che non è così?
Ecco qualche chicca sul “dietro le quinte” della produzione cinematografica che, vi assicuro, la maggior parte del pubblico ignora.
- Per decenni le battute dei film italiani sono state ridoppiate dopo le riprese dagli attori stessi, quindi il sonoro dei grandi film con Sordi, Tognazzi, Mastroianni o Manfredi non è in presa diretta ma tutto ricostruito poi in studio
- La messa a fuoco nei film viene corretta in continuazione poiché, al contrario della fotografia che è atta a creare immagini statiche, basta anche soltanto che un attore sposti il busto in avanti di dieci centimetri durante una scena per risultare poi sfocato sullo schermo
- La luce delle candele è troppo fioca per illuminare adeguatamente un viso e ricreare l’effetto che vediamo a occhio nudo, per questo si usano luci esterne nascoste e in certi casi candele finte, aperte sul retro e contenenti una lampadina, vera responsabile dell’illuminazione risultante
- Le sceneggiature si scrivono sempre con la solita modalità, utilizzando sempre lo stesso carattere – il Courier dimensione 12 – e con le stesse impostazioni di impaginazione e interlinea, poiché con questo standard una pagina di testo corrisponde più o meno a un minuto di film
- Nei film in bianco e nero della prima metà del ‘900 i truccatori utilizzavano rossetto blu o verde perché il rosso con le pellicole dell’epoca sarebbe risultato troppo scuro, quasi nero
- A seconda dell’angolazione della macchina da presa, a volte gli attori inquadrati non guardano negli occhi il proprio interlocutore, ma si concentrano ad esempio verso l’orecchio, perché altrimenti il loro sguardo apparirebbe troppo laterale sullo schermo
- Le scene in cui i personaggi mangiano, bevono o fumano sono sempre piuttosto complicate poiché ad ogni ciak la troupe deve provvedere e ripristinare piatti, bevande o sigarette come erano ad inizio scena, evitando così errori di coerenza
- Si predilige sempre inquadrare i personaggi con il lato del viso meno illuminato a favore della macchina da presa, perché il contrario crea solitamente immagini più piatte e meno interessanti
E voi, appassionati di cinema, quante ne sapevate?