Le Borse europee procedono all’insegna del trading range e della rotazione settoriale, ma, dopo tre anni di rialzo e nove mesi di buone prestazioni, un po’ calma è fisiologica. A Wall Street, sono i tecnologici a sostenere i listini, soprattutto Nvidia con la sua capitalizzazione titanica di 4.000 miliardi di dollari. Sembra che la crescita possa solo andare avanti, a patto, che la valutazione sia supportata dagli utili. Sul futuro più prossimo delle Borse, che fino ad ora sembrano vaccinate contro eventi avversi, pesano tre incognite: tassi, dazi e situazione geopolitica.
Per quanto riguarda la Fed, i mercati hanno già scontato il prossimo taglio ed un altro intervento entro fine anno sarebbe abbastanza ininfluente, mentre per il 2026 le opinioni sono discordanti. La Banca Nazionale Svizzera sta cercando di rallentare la corsa del franco, da sempre considerato bene rifugio, l’oro ha segnato nuovi record, mentre il petrolio resta fermo sotto i 70 dollari al barile, in una fascia bassa di prezzo bene accetta da Trump e non sgradita a India, Cina e a vari Paesi Opec+ (Russia esclusa). Sul fronte dazi, caduto nel vuoto l’ennesimo appello di cancellare le tariffe considerate “irragionevoli”, Pechino, maggior importatore di soia al mondo, ha deciso di bloccare gli approvvigionamenti dagli Stati Uniti e di acquistarla nei mercati sudamericani. Un bel grattacapo per l’agricoltura americana. I problemi geopolitici rappresentano forse il maggior rischio per la tenuta dei mercati perché potrebbero, alla lunga, gettare pessimismo tra gli investitori.
Si sono da poco conclusi con il poderoso assolo del “solito” Tadej Pogačar i campionati del mondo di ciclismo su strada, che per la prima volta nella storia si sono corsi nel continente africano. La scelta è stata dettata, certo, dall’intento di lanciare il ciclismo nel continente e dare risalto ad atleti locali, ma anche da ragioni economiche: l’Africa sta vivendo un ottimo momento e marcia a una velocità maggiore rispetto all’Asia. Le condizioni di vita stanno gradualmente migliorando, facendo sperare nell’inserimento di un nuovo player nella competizione dell’economia mondiale.
Il Ruanda, scelto per ospitare la manifestazione, ha un interessante tasso di crescita – Pil al +9% con progressi nei servizi, agricoltura e industria -, abbondanza di terre rare (tantalio) e si sta lanciando come destinazione turistica offrendo, dopo una delle guerre più sanguinose mai combattute nella storia, garanzie di sicurezza. A causa delle accuse di violazioni dei diritti umani, il Paese è, però, fra gli ultimi nella classifica del World Press Freedom Index. Anche se in molti hanno definito la kermesse iridata di Kigali come l’ennesimo episodio di sportswashing, puntare i riflettori sul paese può contribuire a un cammino verso il miglioramento delle garanzie di rispetto e di equità fra le varie etnie presenti sul territorio.