21 Novembre 2024, giovedì

Aumento dei tassi: non siamo ancora al picco

La Bce prosegue nella stretta monetaria, anche se rallenta il ritmo dei rialzi: probabili nuovi ritocchi entro l’estate. Negli Usa, nuove banche evidenziano serie difficoltà, mentre in Italia il settore va a gonfie vele. E alcune aziende di credito alzano addirittura i target

La Bce, come la Fed, ha aumentato i tassi di 25 punti base e prevede di proseguire con i rialzi almeno “fino a quando l’inflazione sottostante non sarà stata arginata”. Dovremo perciò attenderci ancora nuovi piccoli aggiustamenti. Non siamo dunque al picco – al limite stiamo raggiungendo il plateau. Una pausa ci sarà, forse dopo l’estate in attesa che il costo del denaro (non prima del 2024) torni a scendere. Sull’argomento, “falchi” e “colombe” hanno visioni opposte. I primi sono convinti che il rialzo dei tassi sia in grado di bloccare l’inflazione.

I secondi, invece, ritengono che con i tassi bassi il consumatore abbia sì meno soldi, ma che si possa tutelare facendo provvisoriamente scelte meno dispendiose. Mentre non ha alternative percorribili se è indebitato, con il denaro che costa sempre di più. In tempo di tassi alti, uno stato indebitato (come lo è l’Italia) è costretto a tagliare i servizi o aumentare le tasse, a danno dei cittadini. Questa situazione potrebbe influire sull’economia già da fine estate, in Europa e negli Stati Uniti. Sull’industria si profilano già dati preoccupanti, anche se le prime trimestrali sono molto solide. La Fed non sta scartando a priori la possibilità di interrompere gli aumenti, ma il tasso di disoccupazione rilevato è inferiore a quello atteso e, quando succede, si ritiene che il rialzo dei tassi sia stato “digerito” dall’economia, e che ci sia spazio per nuovi rialzi. Ad impensierire la Fed ci sono le nuove difficoltà evidenziate da PacWest, FirstHorizon e Western Alliance. Sono banche regionali, e non sistemiche. I grandi gruppi, in caso di necessità, si dimostreranno in grado di assorbire una parte delle eventuali banche in crisi. Meglio sarebbe riformare il sistema e introdurre ufficialmente una garanzia pubblica sui depositi, per prevenire il panico che spesso causa il fallimento delle banche. Una nuova minaccia per i piccoli istituti di credito potrebbe essere rappresentata dall’ingresso delle bigtech nell’operatività bancaria. La proposta lanciata da Apple in collaborazione con Goldman Sachs (che sembra un aggiramento delle regole bancarie) offre un rendimento di dieci volte superiore alla media americana e dimostra che le bigtech sono in grado di raccogliere denaro rapidamente (quasi un miliardo di dollari e 240.000 conti in pochi giorni) soprattutto nella fascia di clientela più giovane.

In Italia, l’ottimo momento del settore creditizio fa bene anche a Piazza Affari con buone prospettive. Per questo motivo, un investimento nei titoli bancari è ancora praticabile e si preannuncia molto redditizio. In un mercato che procede senza scossoni – ben diverso rispetto a un anno fa – l’attesa delle trimestrali fa sperare in un nuovo ciclo positivo. Fino ad allora, è consigliabile confermare una posizione difensiva e di mantenimento.

Carlo Vedani
Carlo Vedanihttps://alicantocapital.com/
Collaboratore. Amministratore delegato di Alicanto Capital

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