Venerdì 19/09 alle ore 17.00 l’Amministrazione del Comune di Arcola organizza, nella Sala Polifunzionale, in p.zza 2 Giugno un incontro dal titolo: “AJANIB” -La RESISTENZA Palestinese e i movimenti internazionali di solidarietà.
Questa iniziativa è volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione che stanno vivendo i Palestinesi in Cisgiordania, molte volte sottaciuta, rispetto al genocidio che sta avvenendo nella Striscia di Gaza, ma non per questo meno grave.
“All’evento parteciperà una nostra Compagna da poco tornata da quei territori – dice Pierluigi Sommovigo dell’associazione Disarm -, dopo aver svolto un lavoro di documentazione e di aiuto per quella popolazione, ne spiegherà le specificità e la gravità, sottolineando anche la necessità che quei “contadini” che si rifiutano di abbandonare le proprie case, la propria terra, la propria vita non vengano lasciati soli.
Si evince dal titolo dell’incontro che l’iniziativa non sarà fine a sé stessa, ma sarà il prologo di altri appuntamenti per cercare di dare veramente una mano a quelle persone, un aiuto che vada al di là della solidarietà.

La testimonianza della testimone
“La mia esperienza in Palestina è stata nella zona C a sud Di Al-Khalil/Hebron, il luogo si chiama Masafer Yatta, per intenderci è quella del film “No Other Land”.
Per zona C si intende l’area rurale interamente sotto il controllo della polizia e dell’esercito israeliano. Qui, i cittadini palestinesi soffrono la continua, quotidiana aggressione dei coloni israeliani provenienti dagli insediamenti e dagli avamposti situati molto vicini ai villaggi e alle abitazioni dei pastori e degli agricoltori.
Insediamenti e avamposti sono entrambi illegali per la legge internazionale, gli avamposti sono illegali anche per la legge israeliana.
Le aggressioni ci sono sempre state ma dopo il 7 ottobre si sono fatte sempre più frequenti e violente.
Avvengono in vari modi, i coloni arrivano spesso di notte, armati di bastoni e picchiano le persone in casa, famiglie, anziani, donne.
Fanno passare il loro gregge di pecore su terreni dei residenti palestinesi, facendo loro brucare gli alberi di olivo appena ripiantati. Vi sono poi stati episodi di furti di bestiame, roghi alle macchine, incendi alle case e ai campi.
La nostra funzione è documentare: è l’unica cosa che i palestinesi ci chiedono, filmare, fotografare, documentare. Perché funziona da deterrente, specie se a farlo siamo noi stranieri (in arabo: “ajanib”) o israeliani, di questi ultimi molti collaborano con noi.
I palestinesi, tra cui molte persone anziane, quelle che sono rimaste in campagna a badare la terra e al bestiame, vogliono averci al loro fianco 24/7. Resistono, ma non dormono più, sono spaventati ed esausti. Anche la capacità di provvedere al proprio fabbisogno è sempre più limitata: gli alberi di olivo costantemente rovinati, bruciati, sradicati. Lo spazio per il pascolo è sempre più ridotto. Così come lo spazio per l’agricoltura.
Alcuni si fanno forza, altri non hanno più la forza neppure di parlare. Altri ancora, si arrendono e se ne vanno. Chi se ne va, perde tutto, non ha più diritto al ritorno.
Ecco perché i volontari sono fondamentali, rassicurano, danno sollievo ma ne servono di più. Non riusciamo a coprire tutte le zone, spesso bisogna fare delle scelte: se si va da una famiglia, si lascia sola quell’altra.
Cerchiamo di aiutarli a resistere, finché è possibile. E visto che non c’è nessun altro, ci andiamo noi, privati cittadini, chi può, chi ha coraggio. Il requisito minimo è proprio questo: il coraggio e l’indignazione, per una cosa che dovrebbe toccare tutti trasversalmente, in quanto esseri umani.
L’appoggio delle nostre rispettive comunità d’origine è fondamentale. A noi volontari perché ci dà conforto, calore, coraggio. Non solo quando siamo sul campo ma anche quando torniamo. E su questo sono davvero fortunata ad essere arcolana. È fondamentale ai palestinesi perché sentono di non essere soli, si sentono persone, non subumani da cacciare via”.