venerdì 28 Marzo 2025

Allarme gaming: giovani sempre più dipendenti da videogiochi e azzardo

Il 2024 si è concluso con un allarme per i nostri giovani: quello che arriva dalle dipendenze legate al mondo del digitale. Stavolta non c’entrano i social, o almeno non in maniera diretta. Sotto la lente d’ingrandimento ci finiscono infatti i videogiochi. E potrà sembrare strano, assurdo, esagerato ma la realtà è diversa: anche questo tipo di gioco può creare dipendenza.

Guardando in generale la filiera del gaming, nel nostro paese ci sono 14 milioni di utilizzatori abituali di videogiochi, vale a dire il 32% della popolazione, con 160 aziende di gaming e un fatturato da 2 miliardi e 200 milioni di euro. Le ultime ricerche parlano di almeno 700 mila adolescenti dipendenti da web, social e videogame, di cui ben 500 mila con patologie e disturbi legati proprio all’attività videoludica. “L’abuso di Internet provoca cinque dipendenze da social network, shopping, gioco d’azzardo, pornografia e videogioco. Questa ultima patologia è riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità”, spiega Oskar Giovanelli, psicologo e psicoterapeuta, responsabile dell’ambulatorio YoungHands.

L’esperto entra anche nel merito della dipendenza, offrendo informazioni sul modo in cui essa si innesca: il processo è lo stesso che avviene con le droghe, i videogiochi rilasciano infatti un neurormone che crea dipendenza. “Per raggiungere soddisfazione e successo il gioco si fa sempre più difficile – continua Giovannelli – sale di livello, serve maggior attenzione. Ma tutto questo si traduce in ansia, depressione, bassa autostima e fobia sociale”.

Di dipendenza, di pericoli sul web e in particolare della relazione tra videogiochi e gioco d’azzardo si è parlato al convegno, organizzato dalla Regione Lombardia, su gaming e gioco pubblico. Al centro della discussione sono finite le meccaniche di spesa e le opportunità di scommesse e il modo in cui stiano modificando profondamente l’esperienza videoludica, avvicinando sempre di più i due ambiti. È il caso, in particolare, degli eSports, che combinano competizioni videoludiche e scommesse. Gli operatori regolamentati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli offrono infatti sezioni dedicate al betting sugli eSports, con statistiche in tempo reale creando così una connessione che rischia di avvicinare i giovani al mondo delle scommesse.

Un altro aspetto critico è quello delle loot box, ovvero i premi virtuali distribuiti in modo casuale nei videogiochi. La possibilità di ottenere oggetti rari, spesso a pagamento ma legati comunque alle dinamiche di gioco e utilizzabili dall’utente per salire di livello, per completare una missione o per sbloccare uno scenario, può creare una dipendenza analoga a quella delle slot machine. In tutto questo giocano un ruolo importante anche i social media, che spesso amplificano l’attrattiva del gaming e del gambling. La sponsorizzazione di giochi d’azzardo e la condivisione di successi incentivano l’emulazione, rendendo il confine tra le due attività sempre più sottile.

Il 2025, insomma, deve partire da qui: dal creare un confine più netto tra gaming e gambling. E dal proteggere i nostri ragazzi dai rischi del web.

Redazione
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