Le organizzazioni criminali hanno ampliato il loro raggio d’azione nel settore agroalimentare italiano, generando un giro d’affari che raggiunge i 25,2 miliardi di euro. Dalle contraffazioni alimentari al caporalato transnazionale, dal fenomeno emergente delle “imprese senza terra” all’accaparramento di terreni e fondi pubblici, fino a usura e crimini informatici: la mafia ha esteso i suoi interessi all’agricoltura. Vino, olio, mangimi e riso risultano tra i prodotti maggiormente colpiti, con particolare impatto sulle eccellenze toscane.
Questi dati allarmanti emergono dal recente Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia, elaborato congiuntamente da Coldiretti, Eurispes e Fondazione Osservatorio agromafie, presentato presso il Centro Congressi Palazzo Rospigliosi. Secondo Letizia Cesani, Presidente di Coldiretti Toscana: “Le organizzazioni criminali prosperano sulle vulnerabilità del sistema agricolo. L’instabilità economica delle aziende, aggravata da scarsi margini, eventi climatici estremi e squilibri nella filiera, crea terreno fertile per le agromafie. In Toscana questo si traduce in frodi alimentari e nel fenomeno del Tuscany Sounding, che globalmente vale 8 miliardi di euro.”
Tra i casi più eclatanti figurano il Chianti contraffatto, il sangiovese “Tuscan Moon”, i kit per produrre vino in casa, oltre a prodotti come il salame americano “Toscano”, la “Palenta” serba e il “Finocchiono”. La lista include anche il “Tuscany Cheddar” australiano, il “Tania Toscano” e l’olio “Tuscany Olive Oil”. Particolarmente dannoso risulta anche l’italian sounding domestico, che sfrutta le lacune normative per commercializzare come italiani prodotti realizzati con materie prime estere.
Questa situazione ha spinto oltre 10.000 agricoltori Coldiretti a manifestare presso frontiere e porti strategici, dal Brennero a Civitavecchia, Salerno e Bari, promuovendo una raccolta firme per una legge popolare che imponga l’obbligo di indicare il Paese d’origine in etichetta su tutti gli alimenti commercializzati nell’UE.
Il rapporto evidenzia anche l’emergere di reti criminali transnazionali tra Italia e Paesi extra-europei, che fungono da intermediari illegali per il reclutamento di manodopera agricola. Recenti indagini hanno svelato come questi network, sfruttando i decreti flussi, organizzino l’arrivo di lavoratori dal subcontinente indiano, principalmente India e Bangladesh, in cambio di somme considerevoli.
Una volta giunti in Italia, questi lavoratori vengono sfruttati senza tutele e costretti a lavorare per estinguere i debiti contratti, spesso deviati verso altri settori, lasciando gli imprenditori agricoli senza la manodopera promessa. Questo meccanismo si basa principalmente sulle “imprese senza terra”, cooperative fittizie che offrono personale alle aziende agricole per attività stagionali.
I lavoratori vengono obbligati ad aderire formalmente a queste cooperative senza ottenere benefici, ricevendo retribuzioni fino al 40% inferiori rispetto ai contratti nazionali o provinciali, all’insaputa delle stesse aziende agricole che pagano direttamente le cooperative. Coldiretti Toscana contrasta questo fenomeno con il progetto “Demetra”, prevenendo le condizioni che conducono allo sfruttamento e promuovendo la regolarità lavorativa.
Contemporaneamente alla presentazione del Rapporto, è stato approvato un disegno di legge che, su iniziativa del ministro Lollobrigida, introduce nel codice penale un nuovo titolo dedicato ai reati contro il patrimonio agroalimentare, accogliendo le proposte della “Legge Caselli”. Il provvedimento prevede misure significative per proteggere la filiera e i consumatori, con particolare attenzione alle frodi.
Tra le novità principali figura l’introduzione del reato di frode alimentare, che sanziona tutte le pratiche ingannevoli nella produzione e commercializzazione di alimenti, specialmente quando danneggiano i consumatori riguardo qualità, quantità o provenienza dei prodotti.
Vengono inoltre istituiti i reati di commercio di alimenti con indicazioni mendaci, per contrastare etichettature false, e di agropirateria, rivolto a chi commette frodi alimentari in modo sistematico. Completano il quadro normativo sanzioni più severe per la tutela di Dop e Igp, la possibilità di donare alimenti sequestrati e l’introduzione di multe proporzionate al fatturato aziendale, per garantire maggiore equità.