La poesia della terra arriva alla sua seconda edizione. Anche quest’anno al centro del progetto espositivo visono due artisti chiamati a realizzare un progetto specifico per i bellissimi spazi esterni e interni de La Colombiera. Luca Bertolo e Flavio Favelli, il primo pittore e il secondo scultore, sono i due artisti. All’apparenza differenti, in realtà portano avanti da anni un dialogo intellettuale unito da un profondo scambio artistico confluito in collaborazioni, come dimostra anche questa mostra in cui sono presenti opere realizzate aquattro mani.
I due hanno deciso di lavorare su un tema molto specifico e di grande fascino: le bandiere. Le bandiere sembrano oggi qualcosa di desueto, quasi ottocentesco, ma è proprio da questo tipo di oggetti che riusciamo a capire molto di noi e del nostro tempo presente. Cosa sono le bandiere? Un relitto del passato? Il simbolo di stati/nazione all’intero dei quali tutti ormai sembrano sentirsi stretti? Il collettore di visioni ideologiche ormai fallite? È ancora possibile credere nelle bandiere? E se sì, quali sono le nostre bandiere? Sono molte le domande che verranno alla mente osservandole opere in mostra, e nessuno più di Bertolo e Favelli poteva essere adatto per parlare di questo oggetto.
Se riduciamo infatti una bandiera alla sua semplicità, nuda e cruda, non abbiamo altro che una tela su cui sonodisposti dei colori in grado di significare qualcosa: praticamente un dipinto, nella sua realtà scarna, in quegli elementi basilari su cui spesso lavora Bertolo. Ma una bandiera è anche un oggetto profondamente legato alla nostra memoria, collettiva e individuale, un fantasma che ha sventolato per ognuno di noi, mosso da unvento misterioso. Quest’ultima è la materia di tutte le opere di Favelli. A questo si aggiunga il fatto che spesso i soggetti delle opere dei due artisti sono presi dal grande corso della storia del novecento, il secolo in cui le bandiere ancora erano qualcosa in cui avere fede, per cui battersi o morire, una frase che, come uno stridere sulla lavagna, è in grado di dare i brividi anche solo scrivendola o leggendola.
Come sembra lontano oggi il ‘900, nonostante il presente sia così simile alla prima metà del secolo scorso. Quel secolo in cui molti poeti hanno combattuto con le loro parole (e non solo) per la propria bandiera: vengono in mente figure come Franco Fortini, a cui Bertolo era molto legato e da cui è andato in visita nella sua casa di Ameglia (SP), vicino al luogo di questa mostra, terra di poeti e scrittori da secoli, e Francesco Leonetti, con cui Favelli era riuscito a intessere un dialogo molti anni fa. E la poesia è la stella polare di questo progetto, fin dal titolo, La poesia della terra, che è il modo in cui Mario Soldati ha definito il vino.
Non si potevano trovare parole più semplici ed esatte per definire anche questo progetto in cui il vino incontra l’arte. Soldati è legato profondamente all’azienda agricola La Colombiera, essendo stato amico del fondatore, al quale ha suggerito di trasformare in una vera professione la sua abilità nel fare vino per passione. Se siamo qui oggi quindi è anche merito dell’incontro avvenuto molti anni fa tra questi due uomini sulle rive del Magra.