Ci sentiamo ora o ci sentiamo dopo? «Facciamo adesso, che poi prendo la metro e vado in studio». È Philip Baglini, toscano esportato: nato a Pietrasanta, cresciuto tra Lucca e Viareggio, da trent’anni a Londra da cui dice «Non torno più».
Lo sentiamo perché l’abbiamo conosciuto via Buttero perché quest’anno compie dieci anni di London One Radio, la prima radio italiana di Londra e del Regno Unito.
Com’è successo? «Io ho studiato fisica nucleare, lavoravo al Cern, ero nel gruppo di ricerca che ha portato al bosone di Higgs, lasciato tutto? Sì, follia, lo so». Però, ci spiega, certe passioni lui le aveva sin da piccolo. A Phil piace indagare, dal punto di vista scientifico e umano. Che cose ci stanno attorno. Già ai tempi dell’università, e poi dopo, ha iniziato a scrivere, a occuparsi del mondo – e della Toscana – dal punto di vista giornalistico. Forse per questo arrivando poi in UK, oltre che per la passione per il british style, chiaro: quello lo ama molto, moltissimo.
«Quando sono arrivato sono partito dal basso, non ho mai detto né di essere laureato né che avevo fatto giornalismo, del resto gli inglesi hanno un altro approccio: qui devi fare gavetta per entrare ed io ho fatto un po’ di tutto. Questo mi ha aiutato molto, a capire la società, come si muovevano, cosa volevano. Poi dentro di me c’era sempre il sogno di fare qualcosa di mio». Così nasce, in principio, il blog di fisica poi divenuto l’ItaloEuropeo, primo giornale online per la comunità italiana a Londra, all’estero. Da lì, dal seguito, la sua agenzia “sempre di carattere italiano” e poi, infine, eccoci, la radio: «Io l’ho sempre ascoltata, è l’amica che non mi ha mai tradito. Non capivo come non potesse esistere, ancora, una radio per gli italiani in tutto il Regno Unito. Ho detto Ok, la faccio io. Ho studiato tre anni e mezzo. La struttura della BBC, il target, il mercato. Pensavo sempre a Marconi, fisico ed inventore – tra le altre cose – proprio della radio. Ho iniziato a fare interviste, andavo da solo, in giro. Le mettevo online, era una specie di podcast e anche qui ho avuto, presto, buon seguito». Un’agenzia lo contatta per Ennio Morricone, perché facesse un’intervista per il suo concerto. Lui dice Certo e dopo due giorni lo chiama il maestro. «Ci pensi? Un colpo». «L’ho intervistato a casa mia, letteralmente in un armadio, con i vestiti a farci da isolante per il suono. Quando ho iniziato avevo solo un microfono da 12 sterline ed un mixer auto-costruito». Pazzesco, lo studio, pre-studio.
Oggi London One Radio – la tua amica radio – è riferimento per gli oltre 600mila italiani del Regno Unito (e per i 68mila che l’ascoltano dal nostro territorio), poi per le istituzioni ed enti più importanti come Ambasciata, Istituto Italiano di Cultura, Consolato. È una radio web e dab con antenne sulle colline di Edinburgo, funge da partner per i grandi artisti e, per i più giovani, da talent scout. È la radio di Laura Pausini, viene chiamata da qualsiasi italiano. Segue Eurovision e Sanremo. La Lega A, il Ministero del Turismo. È entrata nel gruppo Rai, relativamente da poco. Giovedì scorso ha trasmesso in diretta, proprio con Rai, da Parigi, il concerto parigino de Il Volo. «Era il sogno di Marconi, no? Un ponte radio tra i paesi». Su di lui, dedicato a lui proprio il primo radio-documentario. È un format speciale e forse unico a cui Philip tiene molto. Serie inedita reportagistica con cui London One Radio ricerca storie di generazioni d’italiani all’estero (e, naturalmente, soprattutto in Regno Unito). «Facendo, incontrando ci siamo resi conto del nostro grandissimo contributo: forse non si sa ma gli italiani hanno fisicamente costruito questo paese. Se vedi la storia delle aziende di mattoni, per esempio, capisci tutto». Se glielo si chiede Philip ci dice, però, e ci tiene molto: «Io sono toscano, prima che italiano».
Quindi il suo merito, oltre la grandissima radio, è quello di aver portato in alto la toscanità nel mondo, di ricercarla e valorizzarla ogni volta che può, essendo sempre, in parallelo, rifugio punto di riferimento – oltre che amplificatore per la promozione della cultura italiana all’estero. «Quello che voglio essere, che siamo è quell’amica di cui ti parlavo all’inizio: gli italiani, di qui e dal nostro paese, ci ascoltano per sentirsi a casa, questo per noi è molto bello».
Come festeggerà? Il 4 dicembre, in grande festa, al Parlamento britannico. Che ci dice: «Credo sia la prima festa realizzata alla House of Lord». Ancora, pazzesco. Il regalo è di alcuni amici, ovviamente tra le persone più importanti al mondo. Quella sera ci sarà: ottima musica, buon cibo e vino (di Sting), poi un premio per gli imprenditori che si sono distinti nell’ultimo anno ed ovviamente gioia, festa, spettacolo. Ad unirli l’idea di Philip di far assaggiare un po’ di Italia ogni giorno. A ritrovarsi amici e persone che in questi trent’anni l’hanno accompagnato. E poi speriamo persone che lo accompagneranno che Philip ci dice: «Ai miei dico sempre Non è l’arrivo. È l’inizio»