ll 25 aprile 2025, Festa della Liberazione, si è trasformato in un episodio carico di tensione e riflessione civile davanti al panificio “L’Assalto ai Forni”, nel centro storico di Ascoli Piceno. La causa? Uno striscione dal tono esplicito e simbolico: “Buono come il pane, bello come l’antifascismo”. Quel messaggio, affisso all’ingresso del negozio da Lorenza Roiati, titolare del forno, ha attirato l’attenzione delle autorità, che sono intervenute per ben due volte chiedendo l’identificazione della titolare.
Ma non è finita lì. Nei giorni successivi, davanti al forno sono comparsi due striscioni anonimi di matrice fascista. Il primo recava scritto “L’assalto ai forni”, con una riga tracciata su “L’assalto”, chiaro riferimento macabro ai forni crematori nazisti. Il secondo invece riportava la frase: “Da quel forno un tale fetore che diventa simpatico anche il questore”, un attacco diretto e violento rivolto sia all’attività che alla sua titolare. Un’escalation verbale inquietante, che ha trasformato un atto pacifico e simbolico in un bersaglio di odio ideologico.
All’interno del forno lavora anche Davide Nanti, un giovane ragazzo di Fivizzano trasferitosi nelle Marche due anni fa. Abbiamo raccolto la sua testimonianza in esclusiva per capire meglio i fatti e le reazioni che ne sono seguite.
Intervista a Davide Nanti, fornaio di Fivizzano
Ciao Davide, puoi dirci cosa è successo esattamente?
“La mattina del 25 aprile, insieme a Lorenza, la mia titolare, abbiamo appeso di fianco alla porta del panificio uno striscione che recitava: “Buono come il pane, bello come l’antifascismo”. Nell’arco della mattinata abbiamo ricevuto due visite dalle autorità, e in modo recidivo, alla mia titolare è stato chiesto se ne fosse l’artefice, se quindi si assumesse la paternità del gesto e di conseguenza di identificarsi.”
Perché eri lì quel giorno?
“Lavoravo. Il 25 Aprile L’Assalto ai forni rimane aperto. È stato aperto sia quest’anno sia l’anno scorso e, in entrambi casi, era presente uno striscione festeggiante la Liberazione.”
Qual è la tua opinione sulla vicenda?
“La vicenda probabilmente “non nasce nella vicenda”. Quello che è successo è un fatto che ha due radici, una sistemica, e una culturale, per cui certi attori sociali banalmente, e non dico banalmente a caso, ma nel suo significato più alto, sono diretti. Lo spessore del ring, che è il non-luogo in cui questa forza endemica si manifesta è rilevante. Quello che mi chiedo è perché la cosa sia accaduta due volte e per due volte senza una spiegazione. All’infrazione si risponde con il codice.”
Quali sono state le reazioni della gente, del forno e dei clienti?
“Ascoli Piceno ha dato una grande risposta di solidarietà e vicinanza. La gente ha risposto in modo attivo, presenziando fisicamente. Per me ha significato molto anche perché non sono nativo, ma in questi due anni ho palpato quanto cuore possa avere l’ascolano.”
Come hai vissuto la risonanza sui media nazionali?
“La risonanza dei media è per antonomasia alienante. Ho cercato di tutelare me, la mia famiglia che è lontana, e le persone qua a me vicine, da tutto quello che di negativo e subdolo potesse accadere da quel momento, quindi cercando per quanto possibile di essere meno pubblico, in quanto già risonante. Al di là dell’inevitabile uso della mia immagine, che mi ha fatto anche commuovere e divertire, quello che davvero mi preme, è che quell’ideale espresso così semplicemente su quello striscione, quasi da sembrare infantile, non venga sfruttato, da nessuno e in nessun modo, nemmeno da me stesso. Il mio sostegno fisico ed emotivo in questo momento va a Lorenza, che si sta battendo anima e corpo, e lo sta facendo per tutti, in modo che questa risonanza non sia vana.
La vicenda di Ascoli Piceno ha sollevato domande più ampie: è ancora possibile esprimere pubblicamente ideali democratici senza conseguenze? La risposta della comunità locale e il coraggio di chi, come Davide e Lorenza, ha deciso di non arretrare di fronte alle pressioni, sono un segnale forte in un Paese che proprio il 25 aprile celebra la fine di una dittatura.
L’intervista a Davide Nanti, con la sua sensibilità e lucidità, ci ricorda che dietro ogni gesto ci sono persone, storie e pensieri che meritano di essere ascoltati.