I fatti contestati vanno dai reati di falso e truffa continuata in danno dello Stato, sia consumati che tentati, alla corruzione per la funzione nonché peculato e peculato d’uso.
Il medico sottoposto agli arresti domiciliari è indagato, in concorso, per aver falsamente attestato la propria presenza ad alcune riunioni della Commissione per l’aggiornamento e la formazione dei medici di medicina generale, della quale era membro, percependo indebitamente i relativi emolumenti, provenienti da fondi pubblici.
La Commissione, della quale il predetto professionista faceva parte insieme ad altri suoi colleghi alcuni dei quali ugualmente indagati, sceglieva discrezionalmente un Provider, che avrebbe dovuto organizzare i corsi di formazione, ricevendo in cambio, mediante un collaudato sistema corruttivo, indebite utilità.
Nello specifico il Provider, per garantirsi il mantenimento dell’incarico, era di fatto indotto a svolgere gli eventi formativi affittando un locale di proprietà di una s.r.l., le cui quote sociali erano direttamente o indirettamente riconducibili sempre agli stessi medici membri della Commissione.
Il Provider, inoltre, corrispondeva ulteriori emolumenti ai medici, per la loro attività di consulenza. In seguito, per mascherare evidenti conflitti di interesse, questi pagamenti non avvenivano più direttamente, bensì per interposizione di una Associazione Scientifica riconducibile sempre agli stessi medici.
La accertata commistione tra pubblico e privato consentiva al Provider di assicurarsi, in una sorta di regime di monopolio, tutte le attività di formazione, remunerate con fondi pubblici dall’Azienda Sanitaria mentre, ai medici indagati, di ottenere indebiti compensi economici schermati dalle suddette società ed associazione.
L’ipotesi di peculato, addebitata al medico sottoposto agli arrestati domiciliari è riconducibile, invece, all’indebita appropriazione di 150 confezioni di vaccini antinfluenzali di proprietà dell’A.S.L., originariamente destinati alla vaccinazione gratuita di pazienti a rischio ma, in realtà, arbitrariamente prelevati per la somministrazione a persone non rientranti nelle categorie soggette ad esenzione.
Allo stesso medico viene, infine, contestato un peculato d’uso, realizzato con la complicità di un medico ospedaliero, erogando indebite prestazioni sanitarie, mediante l’impiego di strumentazione di proprietà dell’Azienda Sanitaria Locale 5° Spezzino, alla quale veniva cagionato un danno economico.
La posizione degli altri indagati è allo stato coperta da riserbo, in quanto sono in corso ulteriori accertamenti.