Continua il momento favorevole dei mercati grazie ai risultati trimestrali migliori rispetto alle aspettative. Le previsioni per il 2023 al momento non sono incoraggianti, ma i mercati anticipano i trend e possono sconvolgere i piani e continuare a crescere, nonostante eventi che potrebbero fermare la ripresa. Ad aver problemi sono gli investitori che, dopo i minimi di settembre e ottobre, hanno preferito aspettare e che ora attendono uno storno per entrare in extremis nell’investimento, mentre le blue chip italiane stanno distribuendo rendimenti molto generosi. Non è più il momento di esporsi in modo forte sull’azionario, meglio non superare il 20% del paniere, magari concentrandosi sulle big italiane, in ottima salute. Non è (ancora) rimbalzato il mercato obbligazionario. Nel 2022, le strategie passive o statiche in obbligazioni hanno perso e chi ha investito in bond da “cassettista” si è visto sfuggire tra il 10% e il 20% dei suoi capitali – somma che sarà possibile recuperare solo con strategie attive ad alto grado di dinamicità nella gestione delle scadenze. Particolarmente redditizio è il Btp, più interessante rispetto al Bund. Il buon momento dei titoli di stato ha scatenato una corsa alla sottoscrizione, grazie alla sicurezza di questo strumento, alle agevolazioni fiscali e ad una buona comunicazione che li accompagna.
Non è riuscita la manovra dell’Opec+ per aumentare il prezzo del petrolio, ora su 80 dollari, livello legato alle solite restrizioni in Cina a causa del Covid e alla situazione americana dopo le elezioni di mid term. Con il Congresso diviso è infatti più difficile ricostituire le riserve strategiche di petrolio – operazione che avrebbe causato rincari.
I risultati elettorali produrranno una riduzione sulla spesa pubblica e sull’acquisto di armi, rafforzando il freno all’inflazione.
Peggiore la situazione in Gran Bretagna, dove mancano 55 miliardi di sterline alle casse pubbliche: sembrano scontati un taglio alla spesa pubblica e un aumento delle tasse. Secondo le stime, il tenore di vita dei cittadini britannici scenderà del 7,1% nel prossimo biennio, facendo segnare la contrazione maggiore dai primi anni Sessanta, con prospettive economiche però peggiori.
Il periodo è critico anche per Twitter. Si è addirittura temuta una chiusura del social network, ma la piattaforma è regolarmente on line e funzionante.
Per quanto alcune scelte di Musk siano criticabili, occorre dire che anche Facebook e Amazon hanno comunicato licenziamenti in massa, ma l’approccio dell’opinione pubblica è più morbido nei confronti di Zuckerberg e Bezos, vicini ai democratici.
Dopo il crack Ftx che ha messo in ginocchio le criptovalute, gli osservatori ritengono che varie crypto finiranno per marginalizzarsi o sparire e rimarranno in campo le 20 più forti e affidabili.
Occorre, però, chiarire che si tratta di un investimento ad alto rischio e non di un mezzo di pagamento.
(di Carlo Vedani, amministratore delegato di Alicanto Capital)