La Bce ha fermato la stretta monetaria. La decisione ha causato un certo stupore e questo sorprende perchè è evidente che l’economia sta affondando. Se lo stop sia definitivo, non è chiaro. Almeno in Europa, probabilmente non ci saranno altri aumenti e, nonostante il rialzo delle materie prime, entro fine anno dovremmo vedere l’inflazione al 3%. La discesa potrebbe cominciare fra il primo e il secondo semestre del 2024.
La stretta monetaria ha colpito duramente l’immobiliare: i prezzi delle case non sono ancora scesi, ma si registra già un calo delle compravendite, a causa delle difficoltà a rimborsare le rate dei mutui, considerato che il costo della vita si è alzato in modo importante. A breve, quindi, è possibile che il mercato real estate italiano entri in una fase di stasi, con l’esclusione, forse, di Milano dove le case nuove continuano a essere molto ricercate. La decisione della Bce non ha impattato più di tanto sulle Borse, in fase di assestamento. Il periodo fiacco dipende in buona parte dalla sofferenza dell’economia. Fa però eccezione l’andamento delle banche, migliore in Europa. Un segnale di questo trend negativo è la scelta (per molti aspetti clamorosa) di Jamie Dimon di vendere, per la prima volta, azioni proprie di Jp Morgan. La ragione ufficiale dell’operazione è un’esigenza di “diversificazione finanziaria e pianificazione fiscale e patrimoniale personale”. Potrebbe, in realtà, aver “fiutato” segnali di rallentamento nell’economia americana. Se così fosse, non sarebbe da escludere un riequilibrio tra le Borse dei due lati dell’Atlantico.
Torna in primo piano la discussione sul Mes. L’Italia sta tenendo duro, per spuntare il rinvio del patto di stabilità. In palio ci sono gli allarmi-spread e la tenuta della nostra economia. Vista la situazione internazionale, l’Europa non può permettersi problemi sul debito pubblico italiano. Sul fronte assicurativo è partita Cronos, che prenderà in carico le polizze dei circa 400.000 assicurati di Eurovita (messa in liquidazione) per poi spartirle tra i cinque primari gruppi assicurativi che controllano la nuova compagnia. Il riscatto delle polizze è bloccato fino a fine novembre: poi i sottoscrittori potranno decidere cosa fare senza l’assillo della fretta visto che le condizioni di sottoscrizione non saranno in modificate. Il salvataggio “s’aveva da fare”, a rischio la credibilità dell’intero ramo vita, come si suol dire too big too fail. Sul fronte dell’economia reale, i dati sulle immatricolazioni dei primi otto mesi di quest’anno evidenziano che il settore della mobilità elettrica, in Italia, è ancora marginale.
Nemmeno il 4% dei veicoli immatricolati a fronte di un comparto che in Norvegia è ormai all’83%. Poche le colonnine di ricarica, a fronte di un’autonomia ancora limitata di questi veicoli che sembrano più adatti a un utilizzo cittadino che non extraurbano. Influiscono molto anche i prezzi di veicoli e riparazione, senza trascurare il problema-sicurezza.