San Terenzo Monti, paese posto all’estremita sud-occidentale del vasto territorio comunale di Fivizzano, occupa la sommita di un promontorio posto tra il torrente Bardine e l’affluente Pesciola, a circa m di altezza sul livello del mare. L’abitato conserva le caratteristiche di borgo medievale, che si articola in comunicazione visiva con un castello la cui struttura e stata inglobata in edifici di epoche successive.
Al centro del borgo sorge la chiesa, una delle piu antiche della Lunigiana, nella quale, secondo il mito di fondazione del paese, sono ospitate le reliquie del santo omonimo. Intorno al paese ampie zone boschive si alternano a case isolate e appezzamenti di terreno coltivati a vite, olivo, granoturco e alberi da frutto.
San Terenzo e lambito dalla statale , che da Soliera, a pochi chilometri dal capoluogo comunale, raggiunge Fosdinovo per poi diramarsi verso le piane di Sarzana e di Carrara. Nei pressi della localita santerenzina Caserma si stacca dalla una strada provinciale che attraversa longitudinalmente il villaggio e prosegue a fondo valle per circa km, fino al paese di Bardine. Seguendo il corso del torrente omonimo, la strada si ricongiunge alla statale nei pressi di Ceserano, formando cosi una sorta di anello.
L’area compresa tra la statale e la provinciale San Terenzo-Bardine-Ceserano e lo scenario entro cui i reparti della SS-Panzer-Grenadier-Division Reichsfuhrer-SS uccisero, il 1 agosto 1, centocinquantasei civili.
L’episodio si inserisce in un contesto generale segnato dal progressivo intensificarsi dell’attivita resistenziale in una zona, l’immediata retrovia del settore tirrenico della Linea gotica, ritenuta di importanza fondamentale dagli occupanti. In quest’area la lotta alle bande viene affidata alla XVI divisione, la quale si rendera responsabile di alcune delle piu efferate violenze nei confronti di civili.
I massacri di Valla e Bardine si configurano come una rappresaglia indiscriminata nei confronti della popolazione, seguita a un combattimento avvenuto due giorni prima, il 1 agosto, tra formazioni della brigata Muccini ed elementi della Reichsfuhrer- SS di stanza a Fosdinovo, localita posta a circa km da San Terenzo Monti.
Gli epicentri dell’azione sono tre. Nel borgo di San Terenzo alcuni soldati uccidono il parroco, don Michele Rabino. A Valla, podere a circa km dal paese, avviene il rastrellamento e il mitragliamento della popolazione ivi radunata. Piu distante, nei pressi di Bardine, si consuma l’esecuzione di altri civili.
A Valla vengono uccise centodue persone: sono in maggioranza donne, anziani e bambini del paese, ma ci sono anche sfollati dalle città di La Spezia, Carrara e Piombino, nonche abitanti delle vicine localita di Bardine, Colla e Ceserano.
Le vittime sono falciate da raffiche di mitragliatrici pesanti azionate da distanza ravvicinata. Prima dell’eccidio i soldati tedeschi contano piu volte le persone rastrellate. Due di esse riusciranno a fuggire poco prima dell’esecuzione; una restera viva nonostante le gravi ferite riportate.
A poche centinaia di metri dall’abitato di Bardine avviene l’esecuzione di uomini, quasi tutti di eta compresa tra i e i anni. Provengono per la maggior parte dai comuni della Versilia, in particolare da Pietrasanta. Le truppe tedesche li avevano catturati esattamente una settimana prima, nel corso di un rastrellamento operato nella zona di Valdicastello, di ritorno dalla strage di Sant’Anna di Stazzema.
L’esecuzione dei uomini viene condotta secondo un rituale altamente simbolico: le vittime sono trasportate nello stesso luogo in cui due giorni prima era avvenuto lo scontro tra partigiani e tedeschi; qui i prigionieri vengono legati ad alberi, siepi, pali di sostegno dei vigneti. Infine, dopo una lenta agonia, sono freddati con un colpo alla testa. Secondo le testimonianze dei primi accorsi sul posto, gli esecutori lasciarono tra i cadaveri un cartello indicante come l’eccidio costituisse la prima vendetta tedesca per l’uccisione dei propri commilitoni.
L’accurato conteggio delle vittime di Valla e Bardine sembra voler rispondere alla volonta, da parte dei comandi dell’operazione, di stabilire una proporzione di uno a dieci tra i soldati tedeschi uccisi nel combattimento avvenuto il agosto e gli italiani massacrati nella rappresaglia.
Sedici furono infatti i militari della Reichsfuhrer-SS caduti nello scontro con i partigiani, cui va aggiunto un altro soldato gravemente ferito, deceduto in seguito.
Tratto da “La iena, l’oste e la bambina. Memorie della strage di Valla”, di Claudio Manfroni, reperibile a questo link.