Dopo le inaccettabili risposte rilasciate dall’assessore di Massa Paolo Balloni in relazione alla riapertura del cantiere “marino” di cava Piastramarina al Passo della Focolaccia, Apuane Libere ha deciso di inviare un dossier a tutti gli Enti – nazionali e regionali – che sono pagati dai contribuenti per far rispettare le leggi in materia ambientale.
“Siamo stufi– spiegano dal tritone apuano – di subire la riapertura di siti estrattivi chiusi da decenni ed in parte rinaturalizzati, ma soprattutto, non accetteremo mai che le poche leggi che ancora tutelano i nostri monti, vengano sistematicamente derogate dalla peggiore politica clientelare: procurando voragini incolmabili in termini paesaggistici, ecosistemici ed erariali. In questa direzione abbiamo voluto scrivere al Ministro Cingolani e all’assessore Monni presentando quel lungo elenco di violazioni al codice dell’ambiente, che dal 1959 – anno del primo colpo di martello pneumatico alla Focolaccia – sino ai giorni nostri, sono state autorizzate a compiersi in questa bellissima e storica zona delle Alpi Apuane”.
“A uno dei primissimi posti nel grande disastro ambientale apuano – spiega il presidente di Apuane Libere, Gianluca Briccolani – vi è senza ombra di dubbio, l’abbassamento di quella sella di origine glaciale posta a 1650 metri di quota al confine tra le province di Lucca e di Massa-Carrara e che prima degli anni cinquanta era conosciuta con il nome di Passo della Focolaccia. Oggi, quella bellissima lente marmorea a due passi dal rifugio più antico delle Alpi Apuane – il Bivacco Aronte – è stata completamente abbassata di novanta metri, lasciando un mostruoso cratere a cielo aperto visibile addirittura anche da alcune zone dell’Emilia Romagna”.
“Vogliamo affermare di non essere d’accordo con l’assessore Balloni il quale – tronfio della tipica arroganza di chi detiene il potere – ha dichiarato pubblicamente che anche se escavato, questo importante geosito verrebbe ugualmente protetto e resterebbe tale. Pare proprio – continua il Presidente – che sopra questa importante lente marmorea compresa tra le cime del monte Cavallo e della Tambura, si riallestisca nuovamente quella famigerata mangiatoia apuana, che da decenni mette d’accordo partiti dei più diversi schieramenti”.
“Grazie al nuovo PIT votato dalle passate giunte regionali ed avallato dalla attuale Giani, solo nei comuni di Minucciano e Massa, stanno riaprendo – o sono in previsione di riapertura – ben 17 siti estrattivi dove si continua a massacrare l’ambiente e a tagliare le gambe alle altre economie da esso sostenibili. Consci che questa tendenza a riaprire vada stroncata sul nascere – conclude Briccolani – abbiamo indetto per domenica 26 settembre una pacifica catena umana intorno al bivacco Aronte, per opporci, se necessario con i nostri corpi, a questo nuovo folle progetto volto a rimpinzare facilmente le casse comunali e a scongiurare la presenza delle persone: troppo spesso scomodi testimoni delle violazioni di legge commesse dalle ditte del settore lapideo.”
Tutto il consiglio direttivo di Apuane Libere – concludono dall’associazione – in relazione ai fatti accaduti nella notte di Ferragosto in Carcaraia, tiene a precisare che la violenza porta solo violenza, e che, a partire dal suo Statuto per arrivare alla sua azione quotidiana, si muove su un piano di lotta di assoluta legalità e non violenza. Vogliamo, altresì, deprecare l’ipocrita comportamento di certa stampa collusa con queste economie di rapina, pronta subito a puntare il dito su gruppi ambientalisti, quando – molto probabilmente – si potrebbe trattare di fenomeni interni al sistema estrattivista stesso: se per riscuotere consensi o premi assicurativi, saranno gli inquirenti a stabilirlo.