Morte di Fiesoli: il Forteto non scompare con il suo fondatore

La scomparsa di Rodolfo Fiesoli, fondatore del Forteto, non segna la fine della controversa comunità. L’associazione delle Vittime del Forteto lancia un monito chiaro: la morte del guru non estingue la setta, anzi può rafforzarne l’eredità traumatica.

Nonostante le condanne del Tribunale di Firenze nel 2015, il Forteto continua a esistere. Gli adepti rimangono insediati in un casale a Dicomano, dove accolgono ancora alcuni disabili. La testimonianza di Flora Rusciano alla Commissione parlamentare d’inchiesta rivela gli strascichi devastanti della comunità.

Rusciano ha raccontato pubblicamente il proprio calvario: accusata falsamente di abusi dai figli, ha scontato sette anni di carcere. Oggi, questi stessi figli non la riconoscono più come madre, conseguenza del sistema manipolatorio costruito da Fiesoli.

La rete relazionale del Forteto continua a essere complessa. Molti ex minori mantengono legami distorti con i “genitori funzionali”, rinnegando le proprie famiglie d’origine. Alcuni nipoti chiamano ancora “nonni” i sodali di Fiesoli, dimostrando la profondità del condizionamento.

La vicenda include anche figure come don Benuzzi, che al processo ha descritto un bacio con Fiesoli come “di una purezza incredibile”, ulteriore elemento della manipolazione psicologica che ha caratterizzato la comunità.

La morte di Fiesoli, dunque, non rappresenta la conclusione, ma un nuovo capitolo di una storia complessa di abusi e condizionamenti.

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