Dopo i focolai di luglio anche a Zeri, relativamente alla peste suina africana, il presidente della Regione Eugenio Giani ha firmato un’ordinanza che dispone le “misure di prevenzione, controllo ed eradicazione della Psa“. Obiettivo la “salvaguardia delle produzioni zootecniche toscane e delle filiere ad essa collegate, che forniscono prodotti di altissima qualità esportati in tutto il mondo e che assicurano in aree rurali un livello importante di occupazione”.
Tuttavia, a quanto pare, la tanto attesa svolta, a partire dall’abbattimento dei cinghiali, principali vettori della peste suina, non è arrivata: “Il meccanismo è complesso e poco pratico. Ci sono ancora troppe difficoltà: l’ATC deve suddividere le aree di intervento e inviarle alla Polizia Provinciale insieme ai nominativi dei responsabili di ogni gruppo di cacciatori. Inoltre tutte le case di caccia devono ricevere l’idoneità dell’ASL e alcune ancora non l’hanno ricevuta. Il tempo passa e i problemi restano sul campo in tutta la loro gravità”, a dirlo è il Sindaco di Tresana Matteo Mastrini.
Solo successivamente a questi passaggi la Polizia Provinciale potrà occuparsi dei NUI (interventi) sanitari, agricoli e urbani: “Questo mi è stato confermato dopo che ho verificato con tutti i soggetti in causa la situazione. Purtroppo è ormai evidente come la burocrazia governi la situazione più della politica e questo non è accettabile. Io, in prima persona – evidenzia Mastrini -, ho aperto almeno quattro richieste di intervento fra Villa e Villecchia di Tresana, Serrapiana e Barbarasco. Tutte attendono ancora una risposta degna di questo nome e siamo quasi alla vigilia dell’apertura della stagione venatoria”.
Ma i problemi non finiscono qui: “Mi è stato inoltre riferito che, a causa dell’esiguità dei centri di raccolta in cui conferire i cinghiali, in bassa Lunigiana ne abbiamo solo due (uno a Tresana ed uno a Licciana) e della necessità di attendere gli esami per verificare se siano affetti da PSA, i tempi degli abbattimenti siano destinati a dilatarsi ulteriormente”.
I danni non si contano più: “I cinghiali all’interno dei campi di granoturco hanno distrutto tutto il raccolto senza che nessuno se ne potesse occupare a causa di queste pastoie burocratiche. In queste condizioni fare agricoltura in Lunigiana è assolutamente impossibile e parlare di garantire la filiera zootecnica serve a poco, se poi non si fà. Occorre poi sfruttare bene le squadre di caccia che hanno speso soldi per le case e effettuato i corsi richiesti. Invece le si tengono ferme o ancor peggio confinate in spazi esigui: ho parlato con loro e sono pronte, in attesa che qualcuno le attivi”.
Mastrini infine parla del PSR e delle misure in uscita: “Alcune sono ottime, ma se poi non si governa il territorio e lo si lascia allo sbando si rischia di sprecare le risorse”.