Alberto, un nome di fantasia, 60 anni, da venti anni non inghiotte bene. Un fastidio dapprima, che con il tempo progressivamente aumenta. Negli ultimi mesi però, è in atto un costante peggioramento, il cibo non riesce più ad essere deglutito e subentrano difficoltà anche solo per il passaggio dei liquidi.
Presa coscienza della gravità della sua situazione, viene prescritta una gastroscopia che viene eseguita presso il Polo Endoscopico dell’ospedale Apuane.
Ora Alberto ha una diagnosi: “megaesofago da Acalasia”.
L’Acalasia esofagea è una delle più importanti cause di disfagia, cioè di impossibilità di progressione del cibo dalla bocca allo stomaco, oltre che il più importante disturbo motorio primitivo dell’esofago, legato al mancato rilasciamento del cardias. Il cardias (o LES : Lower Esofagea Sphincter) è una valvola sfinteriale che impedisce il reflusso del contenuto gastrico nell’esofago, il “famoso” e arcinoto reflusso gastro-esofageo. Nelle persone colpite da Acalasia il LES resta sempre contratto, chiuso, per cui si verifica ristagno di materiale alimentare nel lume esofageo, che provoca una progressiva dilatazione dell’esofago, tanto che la malattia è anche denominata megaesofago.
L’Acalasia, insomma, è l’esatto contrario della malattia da reflusso e, a differenza di quest’ultima, è una malattia relativamente rara: un caso ogni 100.000 abitanti all’anno. Si manifesta in entrambi i sessi, solitamente in pazienti tra i 40 e i 60 anni, i sintomi più frequenti della malattia sono la difficoltà nel deglutire; il rigurgito e dolore nel momento della deglutizione, fino ad arrivare all’assoluta impossibilità di mangiare. Il cibo ristagna dentro l’esofago, lo dilata e provoca uno scompenso che rende impossibile il ritorno alla normalità. Fino a qualche anno fa questa grave, seppur benigna, malattia veniva curata esclusivamente con un intervento chirurgico, la miotomia secondo Heller.
Da quasi dieci anni, in Giappone, il professor Haruhiro Inoue, della Showa University, ha ideato una nuova procedura endoscopica che si sta imponendo come alternativa alla chirurgia nel trattamento dell’Acalasia : si tratta della Per-Oral Endoscopic Myotomy (P.O.E.M.). L’intervento si esegue tramite una gastroscopia e consiste nell’eseguire il taglio della sfintere cardiale (il LES). In questo modo si evita l’incisione cutanea, necessaria per l’atto chirurgico convenzionale. I vantaggi della POEM sono la mini-invasività, l’assenza di dolore postoperatorio e la precoce ripresa dell’alimentazione, oltre alla mancata formazione di aderenze .
Ad Alberto è stato proposto di eseguire la POEM, in alternativa del più invasivo intervento chirurgico. Un mese fa è stato ricoverato e sottoposto all’intervento, che è avvenuto all’ospedale Apuane, nella struttura di Endoscopia digestiva diretta dal dottor Iginio Dell’Amico.
L’intervento è stato eseguito in collaborazione con il professor Raffaele Manta, responsabile dell’unità operativa di Endoscopia digestiva dell’Azienda Ospedaliera di Perugia. La presenza di un supervisore esperto è obbligatoria quando si procede ad eseguire per la prima volta un nuovo intervento: in questo caso si è trattato infatti della prima POEM eseguita nell’Azienda USL Toscana nord ovest ed una delle prime effettuate in Toscana. Tutto si è svolto in totale sicurezza per il paziente.
Tecnicamente l’intervento di POEM prevede un’incisione sulla mucosa esofagea, nel tratto medio dell’esofago, per creare quindi un tunnel con un ago particolare, collegato ad un elettrobisturi che genera una corrente spray simile a quella di un laser che, separando la tonaca sottomucosa da quella muscolare, consente allo strumento endoscopico di scendere fino a 3 centimetri circa sotto al cardias.
Una volta raggiunto col tunnel lo stomaco, si risale nel tunnel sezionando con l’ago i fasci muscolari interni (fibre circolari) fino a qualche cm al di sotto della breccia nella mucosa esofagea. Al termine della procedura, dopo il controllo di eventuale sanguinamento o altre complicanze perforative, si utilizzano delle clip metalliche per richiudere la breccia mucosa che dà accesso al tunnel. Tutto questo avviene per via orale come quando si esegue una semplice gastroscopia. La durata media della procedura è di 90 -120 minuti.
Nello specifico l’intervento ad Alberto, eseguito in anestesia, ha avuto una durata di 3 ore (a causa del megaesofago), un decorso ottimale senza complicanze, con ripresa dell’alimentazione liquida 48 ore dopo. Alberto è stato dimesso in quarta giornata; dopo 20 giorni ha fatto una gastroscopia di controllo che ha evidenziato l’avvenuta guarigione. L’uomo ha così potuto riprendere a mangiare normalmente e con sua grande soddisfazione, finalmente, dopo tanti anni, festeggierà il Natale con una bella porzione di tagliatelle al tartufo, la sua passione.