Venerdì 29 novembre è stata inaugurata presso l’ex Tribunale di Pontremoli la mostra fotografica “Dall’amore nessuno fugge. L’esperienza APAC – CEC dal Brasile all’Italia” alla presenza dei Sindaci di Pontremoli, Jacopo Ferri e di Mulazzo, Claudio Novoa. Presente anche il Giudice Cosimo Ferri. Il Sindaco Jacopo Ferri ha sottolineato come sia motivo di orgoglio per il comune di Pontremoli poter ospitare questa mostra: “Si è tenuto da pochi mesi un festival importante in merito al tema giustizia: “CURAE FESTIVAL 2024. L’ ALTRO – Teatro, Giustizia minorile, Mediazione, Giustizia Riparativa”. Il Comune già da anni si muove per operare nel delicato ambito della giustizia, un esempio è la presenza dell’IPM (Istituto Penale Minorile) femminile.
È fondamentale la sinergia di territorio e servizi, il rapporto con l’UEPE e la Magistratura per poter attivare le misure alternative e le MAP (Messe alla Prova) in modo educativo e costruttivo. La parola centrale è AMORE. Chi amministra la giustizia ha il compito di assicurarsi che la pena da scontare venga eseguita in modo efficiente ed educativo. L’Associazione Papa Giovanni XIII porta avanti questo compito contribuendo a sviluppare una società sana che ha al centro amore, speranza ed accoglienza per contribuire a costruire una società più giusta.”
Il Sindaco di Mulazzo Novoa: “Il tema della mostra rappresenta un tema di fondamentale importanza.
Il 30 novembre 1786 il Granduca Pietro Leopoldo aboliva la pena di morte nel Granducato di Toscana, è un passo importante che sta alla base del sistema giuridico italiano. La giustizia deve mettere al centro la persona per poterla rieducare e per permetterle di riscattarsi e reinserirsi in società. Le pene devono essere rieducative.
L’amministrazione comunale deve collaborare per rendere questo processo possibile. L’obiettivo finale è l’inclusione. È una responsabilità di tutti perché arrivare all’inclusione significa arrivare ad una grande conquista: una società inclusiva è una società positiva. Oggi ci sono esperienze ormai consolidate ma all’inizio del percorso con l’Associazione Papa Giovanni XIII non è stato così semplice: le persone avevano paura, erano diffidenti perché non conoscevano la realtà del CEC (Comunità Educante con i Carcerati). Un ringraziamento è dovuto anche alle Camere Penali che garantiscono una giustizia giusta. I valori di questi percorsi sono cristiani, sociali, democratici e si fondano sulla partecipazione attiva della cittadinanza. È un tema di grande attualità che interessa tutti”
L’esposizione, frutto del lavoro di J. R. Martinéz, M. Lorusso, A. Veneri e a cura della Comunità Papa Giovanni XXIII, ci racconta il dramma delle carceri e il tentativo di alcuni uomini che non hanno voltato lo sguardo di fronte alle tragedie umane ma hanno cercato di darvi una risposta concreta.
La mostra ci ha fatto conoscere il caso di Mario Ottoboni, fondatore dell’esperienza brasiliana APAC, Associazione per la Protezione e Assistenza ai Condannati o, nel suo senso più spirituale, Amando il Prossimo Amerai Cristo, che non si è girato dall’altra parte e come diceva don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, “ha cominciato a trattare i poveri come li trattava Gesù”.
Le carceri APAC, infatti, cercano di recuperare il detenuto, proteggere la società, soccorrere le vittime e promuovere la giustizia riparativa. Un vero progetto di vita nato come segnale di luce e speranza per coloro che si trovano in situazioni di oscurità, dimenticanza e privazione della libertà.
Attraverso queste fotografie e le storie delle persone in esse ritratte, abbiamo potuto cogliere come a differenza del sistema penitenziario in cui violenza e disumanità diventano, purtroppo, caratteristiche fondanti la realtà carceraria stessa, le carceri APAC pongano al centro la valorizzazione umana del “recuperando”. Questo termine, diversamente da “carcerato”, “condannato” o “detenuto” che nascondono disprezzo e disumanizzazione, indica un cammino di rinascita, di rispetto per le vittime e di riscatto del reo che sconta la sua pena vivendo un recupero che riguarda tutti gli aspetti della persona umana: salute, educazione, istruzione, professionalizzazione, spiritualità.
Soffermandoci sugli ultimi pannelli in esposizione è emerso come su questi stessi valori, già nei primi anni 2000, anche in Italia si è lavorato sul tema delle carceri: la Comunità Papa Giovanni XXIII non ha voluto voltarsi, allora come oggi, dall’altra parte per poter dichiarare che un’alternativa al carcere è possibile! Ha sviluppato il servizio carcere e aperto le prime due case d’accoglienza specifiche per detenuti nelle province di Massa Carrara e di Rimini.
Nel 2008 su invito di don Oreste, che venuto a conoscenza dell’esperienza APAC ne intuì la profezia, un gruppo di sette persone della Comunità è andato in Brasile. L’esperienza indimenticabile ha portato ad elaborare, tornati in Italia, il Progetto CEC: Comunità Educante con i Carcerati, riconosciuto poi come affiliato alle APAC e che ancora oggi continua ad affinare il suo metodo all’interno delle proprie case.
COMUNITÀ perché composta da 3 soggetti, operatori – volontari – recuperandi, che insieme condividono un percorso di cambiamento di vita in un clima familiare.
EDUCANTE, da e-ducere cioè “tirare fuori” perché la grande sfida è riscoprirsi dono per sé e per gli altri.
CON I CARCERATI, “con” e non “per” i carcerati perché sono loro i protagonisti di questo percorso di rinascita.
Don Oreste diceva che “nello sbaglio di uno c’è lo sbaglio di tutti” e che “per recuperare uno ci vuole il coinvolgimento di tutti”. Questa mostra fotografica, visitabile ancora fino a giovedì 5 presso l’ex tribunale di Pontremoli e poi ancora venerdì 6 presso la Cooperativa Il Pungiglione a Mulazzo, è tornata allora a chiamare ciascuno di noi alla propria responsabilità morale, etica e sociale.
E lo ha fatto proprio nel territorio lunigianese, luogo in cui la Comunità Papa Giovanni XXIII è presente con diverse realtà e Case Famiglia e, nel Comune di Mulazzo, con il CEC Rinascere all’interno del “Villaggio dell’Accoglienza” e con la Casa Famiglia San Francesco dove vengono accolte persone in misura alternativa. Luoghi in cui si cammina insieme sulla via del perdono nella certezza che “l’uomo non è il suo errore” …come amava dire don Oreste Benzi.
Tali iniziative divulgative, Mostra e Convegno, vedono il Patrocinio dei Comuni di Pontremoli e Mulazzo, l’appoggio e il contributo della Caritas Diocesana di Massa Carrara e Pontremoli, del Rotary Club Lunigiana e la partecipazione della Magistratura di Sorveglianza di Massa con la Dottoressa Mencattini e dell’Ulepe di Massa con la Dottoressa Necchi che hanno accolto l’invito della Comunità Papa Giovanni XXIII e delle Camere Penali di Massa-Carrara e della Spezia.
Il Convegno previsto Venerdi 6 dicembre per le ore 17.30 presso la Cooperativa Il Pungiglione in Località Boceda a Mulazzo, che vedrà moderatori i Presidenti delle suddette Camere Penali, gli Avvocati Claudia Volpi e Fabio Sommovigo, sarà un momento di riflessione, sensibilizzazione proposta e confronto tra istituzioni, servizi, avvocati per i quali è previsto il riconoscimento di crediti formativi, e privato sociale per rinforzare una rete di accoglienza e sostegno e, partendo da una esperienza concreta, rendere sempre più estesa questa opportunità.
Prima del Convegno dalle ore 16 sempre presso la Cooperativa Il Pungiglione sarà possibile visitare la mostra e il Villaggio dell’Accoglienza, vero e proprio microcosmo multietnico che raccoglie in strutture contigue una Comunità di tipo familiare per ragazze vittime di tratta e di violenza domestica, un Ostello e un Centro di Accoglienza per migranti convenzionato con la Prefettura di Massa – Carrara e il Centro di Accoglienza per adulti CEC Rinascere. Tutto nato 30 anni fa dall’intuizione di Mauro Cavicchioli e di sua moglie Norina Piagneri che hanno aperto la loro casa condividendo la vita con i detenuti. Il percorso educativo si sviluppa attraverso la vita di comunità con altre persone accolte, con gli operatori e volontari che coordinano le attività. Il percorso prevede lo sviluppo di Fasi in successione in base al grado di crescita e maturità sperimentato e verificato attraverso diversi momenti significativi che vengono costantemente monitorati e riportati per una precisa valutazione nella Equipe Educativa settimanale: il rispetto delle regole, il rispetto degli altri conviventi e di tutte le persone che entrano in contatto con il villaggio, la partecipazione e il coinvolgimento ai gruppi (almeno due incontri settimanali) e nella gestione della vita di casa, la disponibilità ai colloqui di conoscenza e di approfondimento con gli operatori preposti, i colloqui psicoterapeutici con un nostro psicologo.
Le persone vengono inserite durante il giorno in laboratori ergotarapici limitrofi al Centro di Accoglienza: coordinati da responsabili della Comunità le persone inserite si formano e si attivano in merito alla attività di produzione – la finalità é l’apprendimento professionale, relazionale ed educativo in ambiente protetto. Visto il legame con il territorio, è sovente che vengano organizzati eventi di sensibilizzazione e promozione del progetto: la possibilità di creare contatti positivi con l’esterno è dunque garantita in un ambiente dinamico. L’inserimento è curato dalla Cooperativa Sociale il Pungiglione (www.ilpungiglione.org), specializzata da più di vent’anni in servizi, ambito alimentare ed agricolo. E’ una eccellenza a livello nazionale per la produzione di miele biologico – DOP della Lunigiana e gestisce un centro altamente specializzato nell’ambito dell’apicoltura: dalla gestione del parco api (circa 700 famiglie in produzione), alla produzione, lavorazione e invasettamento miele ed altri prodotti dell’alveare (propoli – cera – polline – pappa reale), rivendiamo attrezzature apistiche nel un punto vendita “La Bottega dei Buoni Frutti”. Gestiamo insieme all’Associazione TOSCANA MIELE di cui siamo soci il laboratorio alimentare di estrazione e stoccaggio miele a servizio di più di 50 aziende agricole della regione. In questo Villaggio sono ospitate durante tutto l’anno scuole, gruppi parrocchiali, giovani che condividono le attività della nostra Comunità: nel solo anno 2024 abbiamo avuto ospiti più di 500 giovani.
Tutto questo per rispondere all’urgente bisogno di curare le nostre ferite, per creare un nuovo patto di convivenza sociale che ponga il dialogo tra le persone al centro di una idea di comunità riscoperta e per superare il singolarismo a cui oggi giorno siamo spinti. E per dare speranza alle giovani generazioni.