Ottimi risultati per Intesa e Unicredit, con elogi dagli analisti e crescita a Piazza Affari che ha ripreso a marciare dopo le incertezze della scorsa settimana. In Borsa prevale il trading range al rialzo, per Italia ed Europa, ma anche (e soprattutto) per gli Stati Uniti, grazie ai titoli tecnologici. Appare sempre più improbabile un taglio dei tassi in tempi brevi da parte della Fed che ha lasciato invariato il costo del denaro a causa dell’inflazione ancora alta. La decisione era prevedibile, ma è stata interpretata come una possibile retromarcia sull’avvio di un trend di riduzione del costo del denaro. Si è quindi diffuso il timore che i tassi addirittura aumentino. Eventualità respinta dalla stessa Fed. Certo è che gli Stati Uniti potrebbero chiudere l’anno con un deficit di bilancio tra l’8% e il 9%. Una situazione che Washington si può permettere perché stampa moneta: se gli Usa si dovessero attenere ai parametri di Maastricht o al fiscal compact, con questi dati sarebbero sicuramente espulsi dall’Eurozona.
Lo squilibrio della bilancia commerciale americana sta lentamente spingendo l’euro verso lo 1,08 rispetto al dollaro. Il petrolio si è riassestato in una fascia più neutrale. E anche le quotazioni delle materie prime, compreso l’oro, hanno fermato la corsa.
E’ partito il collocamento del Btp Valore 4, che solo nella prima mezz’ora di contrattazioni ha totalizzato ordini per 370 milioni di euro. Il successo di questi strumenti dipende naturalmente dal permanere dei tassi a livelli alti, e la quarta emissione viene vista come la probabile ultima occasione per investire in titoli di stato prima dei tagli. Gli ottimi rendimenti hanno attirato non solo risparmiatori retail, ma anche investitori wealth. La crescita della percentuale di debito pubblico detenuta dai privati è infatti passata dal 5% del 2023 al 10% attuale.
E‘ stata fatta chiarezza sui dettagli dell’accordo fiscale retroattivo che stabilisce la reciprocità fra Italia e Gran Bretagna sui rimborsi Iva. In futuro, fra Londra e l’UE potrebbero essere firmati altri protocolli portando a un lento allentamento delle rigide maglie tessute dalla Brexit. Anche se, naturalmente, un ritorno di Londra nell’Unione è assolutamente impensabile.
Fra meno di due anni si svolgeranno i Giochi Olimpici Invernali di Milano-Cortina, ma non si sa ancora dove si terranno le gare di bob, slittino e skeleton, perchè i lavori relativi alla pista del capoluogo ampezzano hanno preso il via con un fortissimo ritardo e il tempo stringe. La deadline è molto difficile da rispettare. La logica dice che sarebbe saggio rinunciare subito ed evitare il rischio di costruire un impianto che non sarebbe utilizzato, o che rischerebbe poi di trasformarsi in una cattedrale nel deserto, come quello di Cesana, inservibile poco dopo la chiusura dei Giochi di Torino 2006. Meglio dirottare l’investimento (oltre 80 milioni di euro) per usi più urgenti e utili. La lista è lunga, molto lunga.