Le borse europee, salite di circa l’11%, hanno archiviato il miglior gennaio degli ultimi 25 anni, specialmente Piazza Affari che venerdì sera si è imposta come la migliore del continente. Fra i settori più virtuosi, quello bancario.
Brilla particolarmente Banco Bpm, che potrebbe essere oggetto di mire, ma anche protagonista dell’acquisto di una banca piccola. Improbabile, però, che possa essere interessata a rilevare Mps, a meno di partecipare all’operazione in cordata con altri istituti.
La settimana attuale si è invece aperta con un po’ di nervosismo. I motivi dello stop dei mercati sono tre. Uno è l’attesa delle conferenze di Fed e BCE, che decideranno se proseguire sulla politica di innalzamento tassi.
È poi perfettamente naturale che le Borse rifiatino dopo un incremento così poderoso e inatteso. Infine, a breve verranno pubblicati alcuni importanti dati sugli utili (tra gli altri Meta e Apple) e salgono i timori di revisioni al ribasso.
Continua intanto a scendere il prezzo del gas, una delle principali cause dell’inflazione europea, complici le temperature miti e il calo del dollaro. Nello frattempo, l’Italia si è assicurata una collaborazione importante con il governo libico: l’Eni ha infatti siglato un accordo con Noc, compagnia statale di Tripoli, per produrre gas localmente e acquistarlo per le nostre necessità. L’intesa, che ha suscitato una certa irritazione in Francia, prevede una partnership fra l’Italia e i paesi africani, all’insegna non delle logiche predatorie ma della condivisione, con l’obiettivo sia di garantire energia ai cittadini libici, sia accrescere i flussi di gas verso l’Italia e l’Europa.
La collaborazione è paritetica: l’Eni investirà 8 miliardi di dollari, mentre il 50% della Libia è costituito da giacimenti. Mentre la guerra russo-ucraina continua a imperversare, si sta aprendo la prospettiva dell’apertura di un nuovo fronte, legato all’invasione di Taiwan da parte della Cina. Operazione che rischierebbe di coinvolgere direttamente gli Usa e che si svolgerebbe in un contesto molto incerto, con una situazione militare favorevole per gli Stati Uniti ma un indubbio vantaggio tecnologico (e numerico) per la Cina.
Se si verificasse invece uno scontro essenzialmente economico, la crisi ricadrebbe sull’intero occidente, molto legato agli scambi con Pechino. Intanto, un sondaggio rivela che, per la maggioranza degli investitori di Europa e Medio Oriente, l’Etf rappresenta lo strumento più innovativo realizzato nel mondo delle negoziazioni. Gli Etf hanno reso gli investimenti finanziari meno costosi per il cliente retail, tuttavia, è la creazione (e la gestione dinamica) di un portafoglio di investimenti diversificati a fare la differenza, ponendo attenzione al costo degli strumenti, ma soprattutto avendo l’obiettivo di generare valore nel tempo, in linea con gli obiettivi dell’investitore ed il suo profilo di rischio.
(di Carlo Vedani, amministratore delegato di Alicanto Capital)