Riceviamo e pubblichiamo da “FDI Dipartimenti politiche sociali e sanità”:
“Nella rossa Toscana, il Fiore all’ Occhiello di cui l’ ex governatore Rossi si vantava, ha delineato tutti i limiti politici che la mancanza di lungimiranza ha fatto nascere. Una classe politica, quella toscana, che da Rossi a Giani senza esclusione di colpi e a più riprese ha destabilizzato l’apparato sanitario”.
“La prima fase la viviamo con lo smantellamento dei piccoli presidi ospedalieri dislocati un po’ ovunque su tutto il territorio regionale, la seconda con i tagli degli operatori sanitari. Tagli che comportano spostamenti di personale allontanando sempre più il paziente dal medico mentre la medicina territoriale vede i medici di famiglia andare in pensione e non essere sostituiti. Una politica di sinistra che, come per molti altri aspetti, proclama equità morale e sociale ma concretamente opera per sopprimere il valore umano della persona: il paziente sempre più solo alle prese con App, attese telefoniche, e lunghi mesi di aspettativa per accertamenti o interventi ed il personale sanitario che colma la carenza del settore con un monte ore insostenibile, non solo poco o niente pagato, ma sottoposto ad uno stress psico fisico senza precedenti nella società civile e con la paura di poter incorrere in spiacevoli diatribe presso i tribunali di competenza. Tutto in perfetto contrasto con le sempre più stringenti norme europee che impongono invece ore di riposo”.
Note dure che nascono dai dipartimenti regionali Sanità, responsabile Ezio Lucacci, medico in pensione e Politiche Sociali con Emanuela Busetto responsabile di settore, Sandra Palandri e Claudio Paolacci responsabili per Pistoia, Paolo Ricci per Lucca, Alberto Ammirati Prato e Giuseppino Cucinotta per Grosseto in collaborazione in collaborazione con i coordinatori dei dipartimenti Marina Staccioli e Gianni Martinucci.
“Gli Eventi all’apparizione del Sars-Covid 2, hanno determinato il dissesto del sistema; alla ricerca di nuovi spazi per ospitare i casi Covid, intenti alla sola medicina di urgenza, è stata tralasciata quella cronica. Esami sospesi se non estremamente necessari, terapie contenute, pazienti lasciati in balia di un proverbiale buon senso. Non si muore però di solo Covid, di cui nessuno, se non inizialmente i partiti di sinistra, è negazionista, il virus è però determinante in tutti quei casi la cui salute è a rischio. Vacciniamo dunque i più deboli, a prescinder dalle categorie, le persone più fragili e chi è a rischio, che non necessariamente sono avvocati e magistrati. Si renda operativo il sito regionale per sottoporsi a vaccinazione ma contemporaneamente vigiliamo sui malati cronici che necessitano di adeguate cure. Bisogna ripartire, in fretta per non collassare e con un’ offerta adeguata alla domanda. I piccoli nosocomi, volano dei molti territori montani, vanno ripristinati nel loro remoto significato, ospedali di livello II mentre le eccellenze rimangono tali per casi indiscussamente seri o gravi. Il sistema va rivalutato, i bisogni sono aumentati rispetto ad anni fa, non ripetiamo l’errore Rossi i cui accorgimenti hanno dimostrato tutta la loro fragilità: un virus per mandare in tilt il sistema già più volte messo duramente alla prova e dove più volte ha dimostrato inefficienza . Un virus non può tenere in ostaggio un intero sistema. Partiamo allora dalle università che non possono più permettersi il numero chiuso per medici ed infermieri”.
“Abbiamo bisogno di risorse umane e forza lavoro da ricercarsi anche fra tutti quegli studenti che, pronti per il tirocinio, possono essere inseriti nei reparti a pieno titolo Consapevoli che mancheranno di esperienza, ma consapevoli altresì che la vita è un valore essenziale e che vada salvata, la prima si forma sul campo e con l’ausilio di chi è più esperto, e per la seconda, il tentativo va sempre fatto. Tentativo e non accanimento terapeutico. In un momento di grave carenza di forza lavoro come l’attuale, evitiamo i concorsi per chi già è operante e promuoviamo le assunzioni. Il bene inviolabile va difesa anche attraverso le cure mediche, motivo per il quale non vediamo una vittoria nell’operato Giani che plaude per l’apertura di solo 8 posti letto a Prato per pazienti Covid. Ed il cui costo è ancora da accertare, ci congratuleremo con lui o con chiunque altro che da domani dirà che i toscani non sono numeri ma pazienti e che in tale direzione si sta muovendo la sanità regionale, che si dissocerà quindi da antecedenti prese di posizione e che non sia il proseguimento di quella famigerata politica di sinistra che ha decretato ingenti decurtazioni salvo poi accorgersi che le nostre dure lotte per mantenere gli apparati, non erano di ordine politico ma logica conseguenza di un numero sempre crescente di richieste assistenziali perché non si muore di solo Covid”.