La consultazione per il parlamento Ue ha visto un’avanzata dei partiti anti-sistema, ma la coalizione che ha sostenuto Ursula von der Leyen sembra tenere, anche grazie alla crescita dei popolari. Se è scontato che sarà questo partito a guidare la prossima Commissione, c’è incertezza sulla riconferma o meno della presidente uscente. Le implicazioni dei risultati sui principali nodi economici e sulle Borse
Sono ormai definitivi i risultati delle elezioni europee, che hanno visto il boom dei partiti anti-sistema (soprattutto di destra, ma non solo), la crescita dei popolari, il calo dei socialisti e dei liberali e il crollo dei movimenti ecologisti. La “maggioranza Ursula” sembra, a conti fatti, tenere, ma i popolari avranno il difficile compito di creare una maggioranza più ampia, magari conferendo un ruolo cruciale ai conservatori, nonostante la contrarietà dei socialisti. Il compito del Ppe è prevedibilmente molto difficile e a complicarlo ulteriormente c’è la disomogeneità del partito, che in ogni Paese ha una collocazione peculiare e spesso molto differente nello spettro politco. Incertezza anche sul nome del nuovo presidente di commissione: se Ursula von der Leyen sta insistendo per ottenere un secondo mandato, sembra che alcune voci dissenzienti tra i popolari (soprattutto tedeschi) propongano un nome alternativo. Per i popolari è un campanello d’allarme: se a questo giro la maggioranza storica è riuscita a confermarsi, non è detto che sia così alla prossima tornata elettorale.
Il voto di protesta si è rivelato particolarmente forte in Germania e in Francia, dovela situazione è così instabile da convincere il presidente Macron a sciogliere l’Assemblea nazionale e a convocare le elezioni legislative fra tre settimane. Un vero azzardo “da poker” nella speranza di formare un fronte nazionale capace di riunire i partiti contrari al Rassemblement National di Marine Le Pen. Un cambio di rotta della maggioranza avrà come inevitabile conseguenza la rettifica delle strategie “verdi” che hanno creato malumori ad agricoltori, aziende produttrici di automobili e proprietari di casa.Prima delle elezioni europee era dato per probabile un “no” all’operazione Ita-Lufthansa, ma le carte finiranno forse per rimescolarsi sia per i dubbi sulla riconferma di Margrethe Vestager, sia per l’estrema debolezza di Emmanuel Macron.Vista la situazione, è comprensibile che la Borsa più influenzata dai risultati sia stata quella di Parigi.
Per il resto, le reazioni sono state abbastanza tiepide: l’euro ha subito un arretramento non preoccupante di 0,6%. Lo spread Btp-Bund è invece salito sopra quota 140, con un tasso oltre il 4%. La crescita del differenziale sembra correlata alle incertezze generali nell’Unione Europeache però non hanno influenzato Piazza Affari. La volatilità delle Borse resta marginale, anche se in giugno ha un po’ virato verso l’alto, con la comparsa di una dispersione dei rendimenti. Attualmente, a evidenziare performance non soddisfacenti sono soprattutto i petroliferi, a causa del rientro del greggio nella fascia compresa tra 75 e 85 dollari al barile. Questi titoli possono dunque dimostrarsi appetibili. Mentre sembra convenire ancora il mantenimento in portafoglio delle azioni bancarie, spinte dalle nuove frenate sui tassi.