“Una manovra suicida che rischia di far collassare due consorzi di garanzia per l’accesso al credito di piccole e medie imprese. La fusione fra Artigiancredito Toscano e Unifidi Emilia Romagna rappresenta un errore strategico e di valutazione perché Unifidi, oggi, è un corpo morto che finirà per trascinare a fondo anche il ben più solido consorzio toscano che ha aiutato tante aziende, anche del nostro territorio”. Una bocciatura totale dal presidente di Confartigianato Massa Carrara, Sergio Chericoni, che si fa portavoce di tante piccole e medie imprese del territorio socie di Artigiancredito. L’avviso ai soci del progetto di fusione per incorporazione di Unifidi Emilia Romagna in Artigiancredito Toscano è già stato pubblicato, a seguito dell’approvazione da parte dei rispettivi consigli di amministrazione. Non tutti, però, sono d’accordo sulle prospettive e sulle garanzie dell’operazione.
“Partiamo dai numeri che sono la chiave di lettura della vicenda. Nell’ultimo anno Artigiancredito Toscano ha concesso garanzie alle imprese socie per oltre 483,5 milioni di euro, risultando un player importante nel sistema del credito regionale. Questo grazie anche al fatto che la Toscana è una fra le regioni che ancora adotta la lettera ‘R’ dell’articolo 18 comma 1 del decreto legislativo 112/98 che, in parole povere, prevede la possibilità per le imprese di accedere alle garanzie dei Confidi dando quindi a questi ultimi la possibilità di cogarantirsi e controgarantirsi al Fondo centrale di garanzia. Purtroppo entro la fine del 2020 la lettera R non sarà più operativa e le banche si contro garantiranno direttamente senza l’intervento dei confidi”. Questo potrebbe rappresentare un elemento di forte debolezza per Artigiancredito.
“Alla luce di questa prospettiva – prosegue Chericoni – l’ipotesi di fusione per incorporazione di Unifidi è ancora più avventata perché questo consorzio emiliano, dove già non si adotta la famosa lettera ‘R’, negli ultimi anni ha ridotto le garanzie in maniera progressiva del 40%, ha accumulato perdite per oltre 42 milioni di cui 12 solo nel 2018, ha ridotto a 72 milioni le garanzie rilasciate rispetto ai 253 milioni del 2013 mentre ha aumentato i costi del personale da 5,1 a 5,7 milioni. Al tempo stesso il valore delle quote possedute dai soci è stato ridotto di un terzo”. Dati che esprimono un quadro preoccupante: “E’ evidente che rappresentano una società in crisi in un mercato, quello dell’Emilia Romagna, che non esiste più – conclude Chericoni – e che è inutile aggredire. E’ ovvio che le imprese socie di Artigiancredito in Toscana e a Massa Carrara siano preoccupate. In un momento di forte cambiamento, con prospettive poco chiare, si vuole inglobare un corpo morto in un sistema che al momento è, sì, stabile ma comunque non in grado di reggere a cambiamenti troppo bruschi. Se si va avanti su questa strada si rischia di trascinare tutti a fondo. Per questo faremo di tutto per informare le imprese socie che l’unico voto utile per garantire il futuro di Artigiancredito è il ‘no’ alla fusione”.