“E pur si muove. Lentamente, a piccoli passi, ma finalmente si intravede qualcosa di positivo da parte della politica che sembra aver capito che se si ferma l’economia senza dare aiuti alle imprese collasserà tutta la società così come la conosciamo. E sarà un dramma sociale senza precedenti. Passi incerti che segnano una netta inversione di rotta e ci danno qualche speranza in più”. A parlare è il presidente di Confartigianato Massa Carrara, Sergio Chericoni, che ha atteso gli ultimi sviluppi nella gestione della crisi della pandemia Covid19.
“Purtroppo l’emergenza è stata affrontata dall’inizio in maniera disorganica. A fronte dei risultati che arrivavano dalla Cina sin dall’inizio dell’anno non abbiamo preso le dovute precauzioni e contromisure, pensando di avere davanti a una banale influenza. Così non è stato e ci siamo trovati con decine di migliaia di persone contagiate, migliaia di morti, un sistema sanitario al collasso. Virus sottovalutato da tutti ma, soprattutto, da Governo e Protezione civile. Fra le prime misure da adottare, si doveva pensare alla carenza di Dispositivi di protezione individuale, a convertire le fabbriche per produrre tute e mascherine, a potenziare le camere di rianimazione nelle strutture ospedaliere.
C’è stato un vuoto che ha amplificato le problematiche. Oggi non dobbiamo fare lo stesso errore: bisogna evitare una seconda, disastrosa crisi, economica e sociale”. Chericoni entra nel merito degli aiuti varati dal governo: “Qualche passo in avanti è stato fatto ma non tutto adeguato alla dimensione del problema. Pensiamo all’importo di 600 euro per liberi professionisti e partite Iva: si ipotizza di portarlo a 800 ma è comunque assolutamente insufficiente. Anche per il modo in cui è stato gestito, aprendo il sito dell’Inps per tutti in una sorta di ‘chi prima arriva meglio alloggia’ che ha mandato in tilt il sistema, come era ben prevedibile. A volte copiare da chi è più bravo può essere una soluzione migliore di una misera figura a livello internazionale: bastava aprire su appuntamento, se è vero che le risorse ci sono per tutti”. C’è poi il nodo della Comunità Europea, matrigna delle prime ore che ha cercato di salvarsi in calcio d’angolo: “Un cambio di tendenza repentino che ci auguriamo vada avanti in senso positivo.
Ben venga il via libera alla copertura fino al 100% dei crediti elargiti alle imprese con la garanzia dello Stato alle banche (prima era fino al 90%), con un limite massimo del 25% del fatturato dell’anno precedente. Ma per salvare il salvabile serve liquidità a fondo perduto: è questo che ci aspettiamo soprattutto per il tessuto delle piccole e medie imprese che non hanno le spalle larghe per rialzarsi dopo settimane o mesi di stop forzato causato da una forza maggiore”. Garanzie sui crediti che non si trasformano necessariamente in liquidità di cassa a causa del classico collo di bottiglia del sistema economico italiano: burocrazia e pubblica amministrazione. “Ci sono già diversi enti pubblici che non vanno avanti con le varie procedure di liquidazione adducendo come scusa la particolare situazione. Inoltre, la banca non può anticipare i crediti se la stessa pubblica amministrazione non rilascia la documentazione necessaria per fatturare e quindi smobilizzare le risorse, provocando oltre al danno la beffa del rallentamento dei crediti maturati. Chiediamo quindi al governo – conclude il presidente – di fare pressione su tutta la pubblica amministrazione. Devono rendersi conto che sono al servizio del cittadino e delle imprese, delle aziende che fanno il prodotto lordo del paese. E se crollano migliaia di piccole e medie imprese il Paese non avrà una rete di salvataggio in questa caduta libera provocata dal virus”.