Questa mattina il Sindaco di Fivizzano Gianluigi Giannetti ha partecipato assieme all’assessore alla sicurezza di La Spezia Giulio Guerri alla commemorazione dell’ottantesimo anniversario dell’eccidio nazifascista di San Terenzo, dove nel corso della strage avvenuta tra il 17 e il 19 agosto 1944 persero la vita complessivamente 159 civili.
Nel corso della cerimonia sono state deposte due corone, una in omaggio alla lapide situata presso il ponte di Bardine in ricordo delle 53 vittime della frazione omonima e una al cimitero in ricordo delle 106 vittime di San Terenzo.
L’eccidio di San Terenzo
La mattina del 17 agosto un reparto composto da una ventina di unità ed un autocarro giunge nella frazione di Bardine, a circa due chilometri da San Terenzo Monti. Qui i militari intimano la consegna di diversi capi di bestiame.
Completato il carico i soldati tornano verso Fosdinovo, ma a poche decine di metri dall’abitato di Bardine, appena guadato il corso del torrente omonimo, vengono attaccati da partigiani della formazione “Ulivi”, comandata daAlessandro “Memo” Brucellaria. Diverse testimonianze evidenziano come l’intervento sia stato richiesto da alcuni abitanti di Bardine che raggiunsero nella prima mattinata il comando della “Ulivi”, situato nei pressi di Viano.
Nel combattimento del 17 agosto rimangono uccisi 16 soldati tedeschi (un ufficiale, 4 sottoufficiali, 11 soldati) appartenenti ad un plotone di carristi subordinato alla compagnia del genio divisionale del tenente Albert Fischer. Soldati tedeschi della guarnigione colpita, guidati da Fischer, tornano nella zona dello scontro e recuperano i corpi dei commilitoni uccisi. Rastrellano e incendiano le fattorie dei dintorni, uccidono due anziani coniugi sulla strada per San Terenzo.
Nel corso di una riunione a Fosdinovo, il colonnello dell’ufficio informazioni della 16. “Reichsführer SS” Helmut Looss pianifica la vera operazione di rappresaglia assegnando al maggiore Walter Reder il comando operativo. Il 19 agosto i tedeschi tornano sul luogo dello scontro con 53 prigionieri prelevati a Nozzano (Lucca), in massima parte arrestati nel corso di rastrellamento di Valdicastello (Pietrasanta – Lucca) del 12 agosto, ma anche invalidi ed elementi sospetti.
Vengono legati ad alberi, pali, tralci di vite e alla camionetta incendiata dai partigiani due giorni prima, e uccisi con spari di armi da fuoco alla testa. Sulla scena vengono affissi cartelli in riferimento all’attacco partigiano. Gli uomini di Reder rastrellano davanti a Bardine diverse persone.
A Valla sorprendono 106 persone, per lo più vecchi, donne e bambini, obbligandoli a marciare su e giù lungo la strada che porta verso San Terenzo. Qui vengono catturate altre persone mentre il parroco don Rabino viene ucciso. Nella tarda mattina un gruppo di ufficiali, tra cui Reder, occupa la trattoria del paese e firma l’ordine di uccisione dei rastrellati a Valla. I soldati li fanno uscire dagli edifici dove li tenevano prigionieri e li uccidono a colpi di mitragliatrice.
Delle 106 persone Alba Terenzoni e la figlia Adelitta di 3 anni riescono a fuggire mentre Clara Cecchini di 7 anni sopravvive nonostante fosse ferita mentre le SS passano vicino ai corpi per finire eventuali sopravvissuti. Le vittime alla fine risultano 159. La strage da rappresaglia diventa una vera e propria operazione eliminazionista dove ogni persona trovata viene automaticamente vista come resistente e quindi come nemico da abbattere.
(tratto da Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia, PDF disponibile a questo link)