Il 23 marzo scorso l’Accademia Apuana della Pace ha chiesto al Presidente e al Prefetto della Provincia di Massa Carrara la creazione di un Tavolo Permanente sull’accoglienza con Enti Locali, Prefettura e Associazioni del terzo settore che a vario titolo lavorano sull’accoglienza, in modo da mantenere alta l’attenzione su un aspetto che sicuramente la guerra in Ucraina ha reso più acuto.
La rete, che raccoglie a sua volta 14 realtà del sociale, è formata da Azione Cattolica Italiana, Acli di Massa Carrara, Associazione Casa Betania Onlus, Associazione Wael Zwaiter di Massa, Centro Sportivo Italiano, Rete Lilliput, ARCI Carrara, Associazione Culturale Puntorosso di Carrara, Agenda 2002 di Pontremoli, Avaa di Massa, Gruppo Esperantista Massese di Massa Carrara, Centro Italiano Femminile di Massa Carrara, Il Filo la pietra e la Fornace di Massa, Chiesa Evangelica Metodista di Carrara.
“Siamo consapevoli dell’impegno e delle difficoltà che un’esperienza di questo genere comporta, specialmente in un momento storico come quello che stiamo vivendo – scrivono dall’Accademia in una lettera aperta – Nonostante tali difficoltà, dobbiamo tuttavia constatare come, ad oggi, non sia pervenuta non solo una convocazione, ma nemmeno una risposta né dall’Amministrazione Provinciale né dalla Prefettura.
Non possiamo fare a meno di interrogarci sul motivo di tale atteggiamento, che, quanto meno, rientra nella solita logica di gestire il tutto semplicemente come emergenza, offrendo risposte nell’immediato, che però non costruisce nel nostro territorio una cultura e una prassi politica e sociale improntata all’accoglienza, nella convinzione che le criticità sociali si debbano affrontare anche in una logica complessa e mediante seri progetti la cui efficacia sia valutabile a lungo termine.
Inoltre sta accadendo quello che temevamo: non avendo aumentato i posti nei Cas (Centri di Accoglienza Straordinari) e nei Sai (Servizio Accoglienza Integrata), con l’arrivo dei profughi ucraini, appena uno straniero acquisisce il permesso di soggiorno temporaneo, per avere posti liberi per accogliere i nuovi arrivati, i ‘vecchi’ richiedenti asilo vengono ‘sbattuti’ fuori dal sistema di accoglienza e si ritrovano letteralmente in mezzo alla strada, senza risorse e mezzi per sopravvivere. Questa cosa si può evitare se da subito si aumentano i posti nell’accoglienza e si esce dalla logica emergenziale.
Rimaniamo in attesa di un cambio di atteggiamento da parte dei due Enti a cui ci siamo rivolti – conclude la lettera – l a cui richiediamo un tavolo di confronto, assieme alle associazioni coinvolte, per affrontare l’accoglienza di chi fugge dalle guerre e dalle crisi economiche, in modo dignitoso”.