sabato 22 Febbraio 2025

La Brunella di Kinta Beevor, quando Aulla entra nella letteratura

Nei primi anni del Novecento soltanto un pittore inglese molto originale poteva innamorarsi di un castello imponente circondato da una natura selvaggia e mozzafiato, tanto da portarci in luna di miele sua moglie nel 1903. L’edificio in questione, la Fortezza della Brunella nei pressi di Aulla, era stato costruito in epoca medievale dai Malaspina, signori di Massa e Carrara. Dotato di ponte levatoio e di giardino pensile sul tetto nonché di regolari fantasmi – i soldati di una guarnigione massacrati dagli Spagnoli nel 1700 – divenne per molti anni l’adorata residenza della famiglia di Kinta Beevor.

Mentre lei e i suoi fratelli correvano per le campagne, vendemmiavano e raccoglievano funghi, i genitori ricevevano ospiti illustri come Bernard Berenson, D.H. Lawrence e Aldous Huxley, tutti innamorati della Toscana come nella migliore tradizione inglese e pronti a sopportare le precarie comodità del truce maniero pur di gustare i piaceri della tavola e della vita agreste.

Kinta Beevor ha raccontato tutto ciò con grande eleganza e partecipe commozione nel suo libro “A Tuscan Childhood”, dipingendo il ritratto di una Toscana incontaminata e suggestiva vista con gli occhi curiosi di uno straniero.

“Il castello che mio padre scoprì fu, per me e per i miei fratelli, il posto più bello e magico del mondo. Ma quando guardo al passato, posso ben comprendere perché amici e parenti considerassero i miei genitori assai imprudenti, se non addirittura matti, per aver scelto quel luogo per viverci. Ringrazio ancora Dio per la loro sconsideratezza”, scrisse Beevor.

Kinta Beevor morì nel 1995 a 84 anni, fu legata alla fortezza della Brunella per almeno 70 di essi. Ma non fu l’unico luogo toscano che le rimase nel cuore, indimenticabile fu anche la villa castellana di Poggio Gherardo a Fiesole, di proprietà della prozia Janet Ross, amica di Aldous Huxley.

I capitoli finali, sulla trasformazione della vita toscana nel dopoguerra e sulla perdita di entrambi i castelli da parte della famiglia – Poggio divenne un orfanotrofio, il castello pesantemente danneggiato una proprietà dello Stato – sono tra i più toccanti. Negli anni ’80, Beevor tornò al castello con suo figlio. Il luogo non era più incantato”, racconta con tristezza. Ciò che è sopravvissuto, tuttavia, è l’incontenibile spirito toscano e il talento della Beevor nel farlo rivivere.

Ecco uno stralcio delle prime righe del libro di Beevor:

A prima vista, la Fortezza della Brunella suscitava sensazioni diverse. Come dice la parola «fortezza», si trattava di una struttura militare massiccia, dotata di torri quadrate agli angoli e di possenti mura simile a una base di ziggurat, eppure capisco perché mia madre avesse l’abitudine di chiamarla «castello». Serbava un aspetto maestoso, posata lassù sul roccione sovrastante il fiume. Per mio padre, che se ne era innamorato a prima vista nel 1896, la scelta di questa dimora fuori del comune aveva rappresentato la promessa di un mondo incantato, lontano dalla formale vita inglese.

Diego Remaggi
Diego Remaggihttp://diegoremaggi.me
Direttore e fondatore de l'Eco della Lunigiana. Scrivo di Geopolitica su Medium, Stati Generali e Substack.

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