Quella sul prezzo del latte ovino sarà una vera e propria battaglia. Da una parte i produttori che pretendono il rispetto del contratto e dall’altra i caseifici che chiedono una riduzione del prezzo litro, a seguito degli ingenti quantitativi di formaggio stoccato a causa del blocco da emergenza Covid, che impedisce loro di lavorare il nuovo latte.
“Il comportamento dei caseifici è incomprensibile ed inaccettabile – spiegano i presidenti di Cia Toscana Luca Brunelli e Confagricoltura Toscana Marco Neri – scaricano sui produttori le proprie difficoltà ed inefficienze, i contratti vanno rispettati sempre. Qualora si intenda apportarvi delle modifiche si concordano con l’altra parte sottoscrittrice, procedere in maniera unilaterale è inaccettabile. Chiediamo alla Regione Toscana di farsi parte attiva, come già avviato, affinchè si ristabiliscano nella filiera ovicaprina condizioni sostenibili per tutte le componenti.”
I Presidenti Neri e Brunelli evidenziano che si sta parlando della produzione di latte di aprile e maggio, circa il 30% di quella annua. Consideriamo che l’intera filiera toscana dell’ovicaprino consta di 300 mila capi che producono 45 milioni di litri di latte annuo per 40milioni di euro, materia prima per la produzione di 68mila quintali di formaggio pecorino toscano con un fatturato complessivo di 60/70 milioni di euro. Servono risorse adeguate che la Regione Toscana deve mettere in campo, ben oltre il 1,2 milioni di euro annunciati dall’Assessore Remaschi, per sostenere l’intera filiera, a partire dalla sopravvivenza degli allevatori. Il rischio vero – aggiungono – è quello di perdere la protezione della filiera e dunque la tenuta dell’intero comparto, considerato che gli allevatori hanno firmato contratti con i caseifici in cui il prezzo litro era stato fissato verso il reale costo di produzione.”
Oltre ad un auspicato intervento diretto verso gli allevatori, come anticipato dall’assessore Marco Remaschi, le due organizzazioni agricole sollecitano un intervento sull’intera filiera. Infatti hanno elaborato una proposta in cui è richiesta la sottoscrizione di un accordo di filiera vincolante di cui la Regione Toscana deve essere garante, tra gli allevatori, assistiti dalle rispettive organizzazioni, e i caseifici, il quale stabilisca che il prezzo del latte litro agli agricoltori sia mantenuto invariato e al contempo, mediante risorse regionali si dia un aiuto allo stoccaggio del prodotto e un rimborso spese al congelamento del latte, per distribuire nel tempo la produzione, oltre a declinare il principio solidaristico tra strutture che hanno eccedenze e quelle che invece hanno esigenze e disponibilità a lavorare il latte, previo un contributo regionale per i maggiori costi sostenuti. L’accordo dove altresì prevedere, mediante aste Agea per indigenti o altri interventi europei in materia, lo smaltimento dei quantitativi invenduti e stoccati del formaggio fresco, come già fatto per la DOP in scadenza. “Così facendo – ribadiscono i presidenti – l’impegno economico pubblico sarebbe destinato non solo al mondo della pastorizia ma anche come attività di assistenza alle fasce della popolazione indigente. Al contempo si consentirebbe di mantenere in funzione tutta la filiera, contribuendo alla ripresa del paese, con il latte che non viene buttato e una distribuzione equa dei sacrifici economici su tutti gli attori. Questa soluzione – concludono Cia e Confagricoltura Toscana – che porterebbe a risolvere il problema latte ovino riducendo al minimo il danno economico generato dalla crisi sanitaria Covid19, è peraltro molto vicina a quanto proposto dal consorzio del pecorino Toscano all’assessore Remaschi”.