Oggi si celebra la giornata mondiale contro l’omofobia, una data importante. L’Organizzazione mondiale della sanità ha considerato per lungo tempo l’omosessualità come una malattia mentale, cui dottori e specialisti erano spinti a trovare una cura.
Nel 1990 però, il 17 maggio, la stessa Oms tolse l’omosessualità dalla lista inscrivendo il comportamento di amare una persona dello stesso sesso come una “variante naturale al comportamento umano”.
Nel 2004 l’Unione Europea ha istituito la festa che oggi arriva al suo quindicesimo anno, una data storica, per un percorso ancora da intraprendere. Nel 2007 la stessa Ue ha varato la famosa “Risoluzione del Parlamento europeo sull’omofobia in Europa” che, all’articolo 8, ribadisce espressamente l’invito “a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell’Unione europea senza discriminazioni”.
Il cammino verso il riconoscimento dei diritti degli omosessuali è ancora molto difficile in diversi paesi del mondo, tanto è vero che fino al 1952 in Usa si parlava ancora di “disturbo sociopatico della personalità” accostando l’omosessualità alla pedofilia, alle devianze sessuali, considerati “disturbi mentali non psicotici”.
In Italia, chi si dichiarava omosessuale o veniva considerato tale perché si travestiva o aveva atteggiamenti femminili, talvolta veniva rinchiuso in un manicomio. L’attrazione verso persone dello stesso sesso veniva vista come un problema “morale” che molto spesso portava al ricovero del paziente, talvolta trattato persino con l’elettroshock.
Oggi l’evento è promosso anche dalle Nazioni Unite, festeggiato in 130 paesi nel mondo e volto a sensibilizzare le persone anche sulla bifobia e la transfobia, ovvero l’avversione discriminante nei confronti delle persone bisessuali e transessuali.
Per l’edizione 2019, Arcigay ha lanciato la campagna social “Non restare indifferente, combatti l’omobitransfobia”. “Dai luoghi di lavoro alla scuola, dal supermercato alla famiglia, milioni di persone vedono episodi di discriminazione o ascoltano discorsi carichi di offese e disprezzo, talvolta mascherati da battute o scherzo, ma non per questo meno dolorosi per coloro che li subiscono”. L’associazione invita gli utenti a inquadrare la propria foto profilo Facebook nella cornice “IO NON RESTO INDIFFERENTE. Combatto l’omofobia, la bifobia, la transfobia”. Sarebbe “un segnale forte e visibile del tuo impegno contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere”. Manifestazioni e iniziative sono state promosse in molte città italiane. Il Comune di Bologna realizzerà nella mattinata del 17 maggio un flashmob in Piazza Maggiore, dal tema “Un segno contro l’omotransfobia”. Torino ospiterà una celebrazione istituzionale nella Sala Rossa di Palazzo Civico e promuoverà un flashmob in piazza Palazzo di Città. Il Festival MIX Milano di Cinema Gaylesbico e Queer Culture organizza una serata evento all’Anteo Palazzo del Cinema: ci sarà la presentazione della nuova edizione del festival e la proiezione del film vincitore dello scorso anno, Venus di Eisha Marjara. Il Comune di Varese ha deciso di patrocinare la giornata ed esporrà la bandiera arcobaleno a Palazzo Estense. A livello più istituzionale, prssso la Sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio, alle 15, verranno presentati i risultati dell’indagine su Lgbt e le iniziative del governo in materia.