Sabato 22 novembre, mentre molti si preparano a digiunare per Gaza – e lo fanno con convinzione, abnegazione e una certa dose di retorica da teatro greco – un silenzio tombale avvolge le tavole imbandite (o vuote) per le vittime di altre guerre. Curioso, no?
Quelli dell’Accademia Apuana della Pace spiegano che la “finta pace americana” non ha fermato la “volontà israeliana di eliminare i palestinesi” (parole loro, ovviamente). Non sono finiti gli attacchi, i coloni sono ancora aggressivi, c’è apartheid, e ora Israele starebbe introducendo la pena di morte solo per i terroristi palestinesi, che a quanto pare sono considerati “persone di serie B”.
Insomma, genocidio ancora in corso. Urge digiuno. Urge mettere in campo il proprio corpo. Urge sdegno. A Massa Carrara sono già oltre 460 eroi che, dal 18 agosto, si alternano a stomaco vuoto per protestare. Roba che manco Gandhi e Martin Luther King messi assieme.
Però aspettate, perché nessuno (proprio nessuno) ha lanciato un digiuno nazionale per il Sudan, dove da due anni milizie e governativi si danno il cambio nello stupro, nella decapitazione e nell’assedio ai civili? Perché nessun sindaco ha sfilato a stomaco vuoto per il Myanmar, dove i Rohingya continuano a bruciare vivi nei villaggi? Perché non si digiuna per la Repubblica Centrafricana, dove i cristiani e i musulmani si massacrano in una guerra che nessun influencer ha mai citato sotto un post di #peace condito da lacrime e bandierina virale?
Uno si chiede con stupore: ma tutti ‘sti corpi messi in campo, tutte ‘ste pance vuote, tutta ‘sta sensibilità raffinatissima… dove cavolo erano quando in Ucraina dal 2022 sono morte decine di migliaia di civili sotto i bombardamenti russi, città rase al suolo, stupri di massa documentati, deportazioni di bambini? Digiuno nazionale? Neanche un mezzo toast rinunciato in solidarietà.
Nello Yemen, 400.000 morti in dieci anni, milioni a rischio fame per una guerra dimenticata da Dio e dagli attivisti italiani? Zero. Zero digiuni. Zero catene umane. Zero “mettiamo in campo il corpo”.
Strano, no? Sembra quasi che il digiuno solidale scatti solo quando il cattivo di turno è Israele. Quando il cattivo è Putin, l’Arabia Saudita, l’Iran, la Cina, i generali africani o chiunque altro, improvvisamente lo stomaco regge senza problemi. L’Accademia Apuana della Pace ci tiene a precisare che comunque la loro è una “protesta nonviolenta”. Verissimo. È così nonviolenta che riesce a ignorare pacificamente il 99% delle vittime mondiali pur di concentrarsi sul restante 1%, quello politicamente più spendibile nei salotti buoni della sinistra radical-chic italiana.
Comunque, per chi lo farà, buon digiuno per sabato. Davvero. Ma magari, tra i morsi della fame, provate a chiedervi perché per i bambini di Kiev, di El Fashir o di tante altre parti del mondo, avete deciso che un bel piatto di pasta va bene lo stesso. Forse, il vero digiuno che servirebbe è quello contro la retorica a senso unico.
