Da un report pubblicato nel mese di luglio 2025 da Assogestioni, è emerso un dato significativo: è in forte aumento il numero di italiani che investono in fondi comuni. Perché questa tipologia di investimenti sta avendo così successo? Forse perché possono essere considerati investimenti sicuri. I fondi comuni, infatti, sono strumenti finanziari che raccolgono il denaro di molti risparmiatori per poi investirlo in un patrimonio diversificato di attività finanziarie. Sono gestiti da società di gestione del risparmio (SGR), che reinvestono i capitali raccolti per creare valore per i sottoscrittori. Per ogni partecipante viene realizzato un portafoglio diversificato, anche con piccoli importi. Proprio la diversificazione degli investimenti riduce il rischio di perdite, cosa che sta attirando molti investitori. Per capire come investire in fondi comuni basta approfondire il discorso su siti specializzati come Onlinesim.it, dove viene spiegato in dettaglio cosa sono i fondi e SICAV e come funzionano.
L’età media degli investitori è di 61 anni e i cosiddetti Boomers rappresentano il 41% del totale. In crescita i giovani: i Millennials e la Gen Z rappresentano il 15% dei sottoscrittori. Da segnalare inoltre che tra i nuovi investitori, circa 1,5 milioni di persone, il 23% appartiene alle generazioni più giovani.
Investire oggi è una pratica sempre più comune anche per le donne, che rappresentano il 47% dei sottoscrittori, con un investimento medio pari a 50.000 euro, contro i 55.000 euro degli uomini. A dimostrazione che il divario di genere si sta fortemente assottigliando, basti pensare che nel 1996 le donne investitrici erano appena il 34%.
L’analisi ha evidenziato che i fondi comuni di investimento sono diffusi soprattutto al Nord Italia, dove si concentra il 64% dei sottoscrittori e il 68% dello stock investito. Al primo posto per tasso di partecipazione si piazza l’Emilia-Romagna (30,2%), seguita dalla Lombardia (28,1%) e dal Piemonte (27,4%). Per quanto riguarda l’investimento medio, al primo posto c’è invece la Lombardia (58.918 euro), seguita dalla Liguria (58.675 euro) e dal Piemonte (57.579 euro). A livello di investimento medio, sono sotto la media nazionale il Centro, con 49.000 euro, e il Sud e le isole con 43.000 euro.
Il canale bancario continua a rappresentare il principale strumento di distribuzione dei fondi italiani, considerato evidentemente il più affidabile, con una quota del 95%, mentre per i fondi esteri cresce il ruolo delle reti di consulenti finanziari, che raggiungono il 49% nella distribuzione dei fondi cross-border.
Sul piano operativo, il versamento in un’unica soluzione (PIC) resta predominante con il 62%, ma i piani di accumulo (PAC) interessano ormai il 21% degli investitori, superando il 50% tra gli under 40. Questo dato conferma la maggiore propensione dei giovani alla pianificazione graduale e regolare e la loro crescente attenzione verso il mondo degli investimenti.
Emergono infine differenze generazionali nella cosiddetta asset allocation: la componente azionaria si riduce con l’età, ma resta contenuta anche tra i giovani. Rimane elevato l’home-bias, con il 20% di investimenti su titoli italiani.
