A Luni, una festa dolce e piena di vita ha celebrato i 90 anni di nonna Piera Pieri. Il traguardo è stato raggiunto il 21 luglio, ma parenti e amici hanno scelto di riunirsi adesso per festeggiarla tutti insieme. Attorno a lei si sono ritrovate quattro generazioni di donne della sua famiglia, evento piuttosto raro, dalla piccolissima Ludovica (7 mesi) alla neomamma e nipote Francesca, fino a Fiorella, la figlia. E, in famiglia e tra parenti, non poteva mancare tra le altre foto una di rito tutta al femminile: nipoti e pronipoti accanto a nonna Piera, sempre al centro dell’immagine e dell’attenzione, con i suoi occhiali giovanili e la maglia fiorata diventati il simbolo di un’eleganza semplice e tenace.
Pierina ha compiuto 90 anni in splendida forma, lucidissima e con il solito passo svelto. La sua vita attraversa la storia. A sei anni già mungeva le mucche; poi divenne coltivatrice diretta. La terra è rimasta la sua passione: ancora oggi ogni giorno cura l’orto e dispensa ai vicini consigli e segreti di ricette. In cucina è una cuoca sopraffina, amatissima dai nipoti. Alta e magra anche quando la moda imponeva forme prosperose, timidissima: al fidanzamento cantò davanti ai futuri suoceri perché il padre l’aveva presentata come “ottima cantante”. E alla sua festa non è mancato il ricordo affettuoso del marito, Francesco Galletto, autista di corriera, scomparso alcuni anni fa.
Da giovane vinse una gara di ballo alle feste della Fattoria Benelli e anni dopo si è riconosciuta in foto esposte al Museo del Vino di Bosoni proprio di quelle serate. Gli animali hanno segnato la sua vita: la capretta Stellina non mangiava finché non le porgeva la guancia per un bacio. Durante la guerra le SS si stanziarono a lungo in casa, arrivando a mettere i cavalli nel tinello.
Oggi sorride ancora con denti bianchi curati, un tempo, con foglie di salvia. Le mani raccontano il lavoro: dita segnate dalle immersioni nell’acqua gelida per pulire i porri, coltura di famiglia; vendemmie e piantumazioni dei porri erano riti comunitari che si concludevano con pranzi memorabili cucinati da lei, dopo giorni di paziente fatica.
«Mia nonna è una roccia: mi ha insegnato a zappare e vangare», ricordano in casa. «Da piccole, quando avevamo galline, capre e conigli, ci portava con sé a dare da mangiare agli animali».
Novant’anni come un manuale di vita: schiena dritta, mente lucida, mani operose. Una vita intera a coltivare terra, affetti e ricordi e a insegnare, con l’esempio, che la forza vera sa essere umile, tenace e quotidiana.