Colei che preserva la continuità nei film In uno dei precedenti appuntamenti con Overlook Motel, precisamente quello riguardante l’importanza del sonoro, avevamo accennato a come il contributo di diverse figure professionali facenti parte del settore cinematografico sia meno evidente al grande pubblico rispetto all’apporto dei membri più “noti” della troupe.
Anche se non si è addetti ai lavori, si possono certo immaginare con relativa facilità, perlomeno a grandi linee, le mansioni dello scenografo, del costumista o del direttore della fotografia. Forse più arduo, per qualcuno tra i lettori, il compito di definire il ruolo del macchinista, del focus puller, del data manager o del direttore di produzione. D’altra parte il set cinematografico è un ambiente estremamente gerarchico, con tante professionalità divise in reparti con responsabilità ben precise, ognuno diretto da un caporeparto e composto da assistenti, assistenti degli assistenti e così via, per dirla nella maniera più semplice possibile.
Semplificando ancora, credo sia facile intuire come più il ruolo sia in alto nella scala gerarchica e più chi lo riveste abbia maggiori responsabilità in ambito artistico, tecnico e gestionale, con proporzionale soddisfazione economica, e commisurati onori in caso di successo. Ma non è sempre così. Tra tutti i ruoli presenti sul set ce n’è uno in particolare, solitamente ignoto ai più, il cui rapporto tra responsabilità e onori ricevuti è decisamente squilibrato e nettamente svantaggioso per chi lo ricopre: stiamo parlando della segretaria di edizione. Anche nota, dall’inglese, come script supervisor o continuity supervisor, è una mansione che viene quasi sempre declinata al femminile poiché – ci limitiamo a citare la statistica senza indugiare in analisi sociologiche non adatte a questa sede – viene svolta principalmente da donne. Ne avevate mai sentito parlare? E se sì, sapete esattamente di cosa si occupa?
Scommetto un biglietto del cinema che almeno una delle risposte a queste due domande è no. Parliamoci chiaro: nessun regista o professionista cinematografico con un po’ di sale in zucca si sognerebbe di sottovalutare l’importanza di una valida segretaria di edizione per la buona riuscita di un film, ritenendo a buon ragione il suo contributo fondamentale. Il punto è proprio che tutta questa rilevanza non traspare esplicitamente dal film, ma sappiate che se sullo schermo tutto fila per il verso giusto e non si notano errori di nessun tipo, il merito è in buona parte suo. Arrivati a questo punto quindi vi starete chiedendo: “Sì, ma alla fine questa segretaria di edizione cosa fa?”. In realtà ha vari compiti ma in primis, come suggerisce il termine inglese, è responsabile della continuità del film, elemento fondamentale nella narrazione spezzettata propria del mezzo cinematografico. Immaginate di dover girare un dialogo tra due personaggi che semplicemente stanno prendendo un aperitivo seduti al tavolino di un bar, il cameriere prende le ordinazioni, li serve e nel mentre loro chiacchierano e uno di loro fuma una sigaretta. Di questa scena girerete più inquadrature, magari una di insieme, poi i primi piani dei due personaggi e forse qualche altro dettaglio.
Ora provate a fare mente locale. E se tra un ciak e l’altro un alito di vento scompiglia la capigliatura di un personaggio? E se un attore si confonde e beve il proprio cocktail con una mano diversa rispetto al ciak precedente? E se il livello della bevanda nel bicchiere è sempre diverso? E se la lunghezza della sigaretta cambia o il colletto di una camicia è posizionato in maniera diversa? Bella gatta da pelare, vero? Ecco, la segretaria di edizione controlla che tra un ciak e l’altro tutto sia sempre a posto e che, appunto, ci sia continuità tra le varie inquadrature, evitando così che il montatore impazzisca e che il film possa scorrere senza intoppi. Però sappiate che se vi capita di vedere una scena in cui dall’alto compare il microfono del fonico lei non c’entra nulla: molto probabilmente è colpa del proiezionista del cinema che ha sbagliato mascherino, ma questa è un’altra storia.