In Toscana i fenomeni di violenza di genere si manifestano con netta prevalenza nella fascia dei giovani adulti, quella ricompresa tra i 20 e i 30 anni. E, quanto al genere offeso, l’indagine evidenza che quello femminile è largamente il più a rischio. È l’istantanea elaborata dall’Ordine degli Psicologi della Toscana, tramite la sua indagine annuale sullo stato di salute psicologica dei toscani.
Dati che allarmano e che inducono riflessioni inevitabili – in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne – sulle contromisure da assumere rispetto ad una fascia giovanile che manifesta un disagio crescente. Specie a ridosso di un omicidio efferato come quello della giovane Giulia Cecchetin, soltanto l’ultimo di una lunga e sanguinosa serie.
Alla ricerca hanno preso parte 1112 fra psicologhe e psicologi iscritti all’Ordine degli psicologi della Toscana, intervistati per il periodo intercorrente tra il marzo 2022 e il marzo 2023. Nello specifico, il 62% del campione ha dichiarato di avere riscontrato fenomeni di violenza tra i pazienti. Tra questi, un ruolo prevalente viene giocato dalla violenza di genere (fenomeno segnalato dal 15% del campione), che finisce in terza posizione, dietro soltanto alla violenza domestica (21%) ed a bullismo e cyberbullismo (25%).
Riguardo al genere della persona offesa, appunto, il report evidenzia una netta preponderanza del fenomeno in quello femminile, in tutte le fasce d’età: a patirne maggiormente le conseguenze sono le adolescenti (24% degli intervistati) e le giovani adulte (23%), seguite dalle adulte (18%) e dalle bambine (4%), mentre la problematica è quasi inesistente per le anziane (1%).
Ma il dato che desta sicuramente maggiore preoccupazione è quello legato alle fasce d’età coinvolte dalla violenza di genere, con i giovani adulti (51%) che staccano notevolmente ogni altro segmento. Al secondo posto, fortemente distanziati, si trovano gli adulti (31%), al terzo gli adolescenti (14%) ed al quarto i bambini (4%).
“Non possiamo più tollerare altri casi come quello di Giulia Cecchettin – commenta la Presidente dell’Ordine, Maria Antonietta Gulino – e lo scenario raccolto ci deve indurre ad accelerare i processi in corso per fornire un intervento psicologico di prevenzione a partire dalla scuola, per proseguire poi in caso di necessità con il sostegno dello psicologo di base nelle case di Comunità. Il peso specifico assunto da entrambe queste fasi è decisivo: trasmettere le basi di un’educazione affettiva, sentimentale fin dai primi anni del percorso scolastico ed accompagnare i soggetti più vulnerabili negli anni successivi consente di far crescere individui più consapevoli, capaci di rispettare la libertà altrui, di favorirla, di proteggerla. Se questo non succede si viene a creare il drammatico corto circuito al quale abbiamo assistito sgomenti in questi ultimi giorni e dall’inizio dell’anno, con un numero preoccupante di femminicidi uniti a migliaia di episodi di violenza. Numeri che raccontano una strage, a tutti gli effetti. Il fatto che l’idea della donna ‘oggettificata’ permei così in profondità le fasce più giovani allarma, ma lascia anche una speranza: quella di lavorare sul loro quadro di salute psicologica, con il supporto dello Stato, prima che sia troppo tardi”.