“La cassa integrazione erogata nel 2018 è scesa del 30% rispetto all’anno precedente. Leggendo il dato in sé e per sé verrebbe quasi da gridare al miracolo, con l’ammortizzatore tornato ai livelli pre-crisi. Ma per chi conosce bene il mondo apuano del lavoro e lo vive quotidianamente è chiaro che qualcosa non torna”, scrive in una nota stampa la Uil Area Nord Toscana.
“Sollevare il velo di Maya e mostrare la triste realtà delle cose, però, è sempre più difficile perché il sistema degli ammortizzatori sociali è cambiato negli ultimi anni andando a creare strutture parallele alla Cig difficilmente tracciabili, soprattutto a livello locale. Quel che è certo è che a Massa Carrara bisogna ancora fare molto per lasciarsi la crisi alle spalle, il ricatto occupazionale è dietro l’angolo e il sommerso è una costante sempre difficile da estirpare”.
La fredda e lucida analisi arriva dalla segreteria della Uil area nord Toscana: Franco Borghini e Moreno Guelfi hanno cercato di tracciare tutti i flussi relativi ai posti di lavoro persi in provincia, dalla più classica cassa integrazione alla Naspi, passando anche per le moltissime dimissioni volontarie. Flussi che tracciano un quadro ad altissimo rischio. “Nel 2018 sono state erogate circa 330.000 di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga), circa il 30% in meno rispetto al 2017. Calo particolarmente sensibile per quella in deroga ma solo perché si tratta di uno strumento in via di esaurimento. Sembra di essere tornati ai livelli dell’ultimo anno pre-crisi ma non è cosi – proseguono Borghini e Guelfi -. Negli ultimi 10 anni il mondo degli ammortizzatori sociali è stato stravolto: quel che era coperto dalla cassa integrazione oggi vede altri strumenti di intervento solo parzialmente monitorati. In particolare la cassa integrazione in deroga è stata sostituita dal Fis (Fondo Integrazione Salariale), operativo dal 2016, sul quale non è semplice un monitoraggio provinciale”.
In pratica ci sono tutta una serie di misure a sostegno del reddito che rendono quasi impossibile rendicontare chi ne fa uso, dove e perché: “Pensiamo agli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro – sottolinea ancora la segreteria della Uil – come i fondi di solidarietà bilaterali, che sostituiscono la cassa integrazione. Sono finanziati dalle imprese e dai lavoratori e intervengono nelle situazioni di crisi e riorganizzazione aziendale, erogano prestazioni anche in settori che in passato di solito non ne avevano fatto uso, come le giornate di solidarietà nel mondo bancario”.
I dati disponibili sono quindi molto parziali e finiscono col nascondere la reale difficoltà del mondo del lavoro e dell’occupazione. “Uno degli strumenti sempre più utilizzato è quello della Naspi, sul quale abbiamo dati certificati seppur parziali, che fanno ‘paura’: riguarda sia lavoratori che presentano domande per l’erogazione a causa di licenziamento a seguito della fine del periodo di cassa integrazione sia a conclusione di contratti a termine non rinnovati. Dai dati Uil nella nostra provincia prevale questa seconda tipologia e solo nei nostri uffici provinciali del patronato Ital Uil nel corso del 2018 sono state presentate circa 1.400 domande. Tutte persone che hanno perso il lavoro, a tempo determinato o indeterminato, e che si sono rivolte a noi. A queste vanno aggiunti coloro che si sono recati ad altri patronati ma già così è evidente la dimensione del problema”.
Dai numeri emergono anche altri risvolti preoccupanti: “Sempre dai nostri uffici nel corso del 2018 sono state certificate circa 850 dimissioni volontarie – concludono Borghini e Guelfi -, ossia lavoratori, spesso con contratti a tempo determinato, che si sono licenziati. Non va bene, numeri così elevati nascondono ben altro in una piccola provincia come la nostra: quante di queste dimissioni sono realmente volontarie e quante invece sono forzate da una sorta di ricatto occupazionale? E quanto lavoro nero e sommerso ci potrebbe essere in un territorio che dai dati sopra esposti è ancora in difficoltà? Crediamo che sia necessario convocare al più presto un tavolo con tutti gli enti e le istituzioni locali competenti per avere un quadro completo del mondo apuano del lavoro”.