I Carabinieri hanno disarticolato un’organizzazione criminale dedita alla ricettazione e al successivo riciclaggio di motocicli rubati. Dopo il primo arresto in flagranza della scorsa estate, il cerchio delle indagini si è chiuso intorno agli altri quattro componenti della banda che avevano messo in piedi un vasto “giro” di veicoli rubati, destinati ad essere rivenduti sul mercato nero oppure spediti via mare all’estero una volta terminate le operazioni di riciclaggio.
Il sodalizio criminale, che faceva capo a tre livornesi molto noti alle Forze dell’Ordine, è stato individuato a seguito di una lunga e complessa attività di indagine sul fenomeno della ricettazione e del riciclaggio di veicoli, portata a termine dai Carabinieri della Stazione di Marina di Carrara.
L’attività investigativa è iniziata subito dopo l’arresto di un 34enne originario del Senegal, operaio nel settore del marmo e in regola con il permesso di soggiorno, che a luglio dell’anno scorso è stato “pizzicato” dai Carabinieri di Marina di Carrara nel piazzale di una Ditta di spedizioni che si trova nella zona di Fossa Maestra, poco distante dal casello autostradale, mentre a tempo di record stava smontando pezzo per pezzo alcuni ciclomotori, privati pure della targa e dei vari accessori per renderli irriconoscibili.
L’uomo era stato arrestato per riciclaggio e ricettazione, mentre il suo complice, che in un primo tempo era riuscito a scappare, è stato il primo obiettivo a finire nella rete dei militari dell’Arma, che lo hanno identificato grazie al telefonino che aveva perso durante la fuga. Si tratta di un 32enne senegalese, clandestino e senza fissa dimora, che a Dicembre dell’anno scorso è stato rintracciato e arrestato a Parma, dove gli è stato notificato l’ordine di carcerazione del Tribunale di Massa per gli stessi reati attribuiti al suo connazionale preso in flagranza qualche mese prima.
In sostanza i due extracomunitari si occupavano delle operazioni di riciclaggio, consistenti nello smantellamento dei motorini e nella spedizione dei vari pezzi e parti meccaniche, che poi venivano montati e riassemblati all’estero.
Nel frattempo, però, le indagini sono proseguite su più fronti, infatti ai militari dell’Arma è toccato l’arduo compito di controllare uno ad uno, o meglio dire pezzo per pezzo, tutti i motocicli presenti nel piazzale della Ditta di spedizioni di Marina di Carrara, dove erano pronti per essere spediti all’interno di un container prenotato da uno dei senegalesi arrestati. Addirittura per ricostruire i motocicli, per la maggior parte modello “HONDA SH” che probabilmente era il modello più agevole per i ladri da rubare, è stato necessario scrivere alla Casa Madre per cercare di risalire al veicolo originari attraverso le matricole presenti sui pezzi di telaio o di motore.
Al momento, sono 39 i motocicli “ricostruiti” con questo metodo d’indagine dai Carabinieri, tutti risultati rubati nel periodo Aprile/Luglio dell’anno scorso in varie località della Provincia di Livorno e di Massa-Carrara. L’inventario dei mezzi è tuttora in corso, in modo tale da poter procedere ad una successiva fase che vedrà la restituzione dei motocicli, o di quello che ne resta, ai legittimi proprietari che nel frattempo sono già stati individuati. Buona parte dei motorini già controllati dagli investigatori, inoltre, sono risultati radiati per esportazione, perciò sembrerebbe che siano stati acquistati da privati o da concessionari della zona, per poi essere spediti, via mare, verso il continente africano, dove vengono reimmatricolati e rimessi in circolazione.
Un altro filone della stessa indagine ha visto i Carabinieri impegnati nell’analisi di tutte le immagini delle telecamere di videosorveglianza installate nella zona di Fossa Maestra a Carrara. I militari dell’Arma hanno così individuato il furgone utilizzato dalla banda di ricettatori per trasportare i motocicli rubati fino al piazzale della Ditta di spedizioni, dopo di che hanno ricostruito tutto il viaggio dell’ultimo “carico” di mezzi provenienti dalla zona di Livorno, alcuni addirittura rubati lungo il tragitto, a pochi chilometri dal punto di arrivo a Marina di Carrara.
I Carabinieri sono riusciti anche a trovare anche i filmati dei tre individui scesi da quel furgone per consegnare al senegalese poi tratto in arresto l’ultima “partita” di scooter rubati. Si tratta di tre italiani poi identificati grazie ai colleghi di Livorno che li conoscevano molto bene, essendo tutti e tre pregiudicati per innumerevoli furti e ricettazioni di motorini di ogni tipo. La successiva analisi dei contatti telefonici sull’asse Livorno-Carrara ha poi confermato l’esistenza di un rapporto molto stretto fra tutti i componenti dell’organizzazione.
Dopo aver messo insieme tutte le fonti di prova acquisite, la vicenda si è conclusa lunedì mattina con l’arresto degli ultimi tre membri della banda, stessa sorte che era capitata ai due extracomunitari catturati nell’arco dei sei mesi d’indagine.
I Carabinieri di Carrara hanno raggiunto di buon’ora la città medicea, dove con la collaborazione dei colleghi della Compagnia del posto si sono presentati alla porta dei tre indagati per notificare un ordine custodia cautelare firmato dal Giudice Dario BERRINO del Tribunale di Massa, che ha contestato ad ognuno di loro il reato di “Ricettazione continuata in concorso”. Per tutti e tre il Giudice ha disposto gli arresti domiciliari.
Si tratta di R.C. classe 1979, F.M. classe 1982 e G.D. classe 1989, tutti attualmente disoccupati. Il più giovane dei tre, dovrà rispondere anche di “Rapina aggravata” ai danni di un 17enne di Marina di Carrara. La vittima della rapina, il giorno dell’arresto del primo senegalese, si trovava a Fossa Maestra insieme ad alcuni amici, perciò aveva assistito all’arrivo dei ricettatori con i motorini rubati. Dopo aver intuito che qualcosa non andava, il 17enne stava per telefonare alle Forze dell’Ordine, ma era stato scoperto e minacciato da uno dei ricettatori, che a quel punto gli aveva strappato di mano il telefonino cellulare e poi si era dileguato insieme ai suoi complici.
L’indagine è stata coordinata dal Pubblico Ministero Marco MANSI, della Procura della Repubblica di Massa.