Insufficienti le misure per contrastare la peste suine veicolata dai cinghiali. L’epidemia, partita dalla Lunigiana, avanza inarrestabile: 43 i comuni in zona di restrizione tra Massa Carrara, Lucca e Pistoia. Tutti, nessuno escluso, quelli della provincia di Massa Carrara. Un’emergenza che ha travalicato come prevedibile i confini apuani costringendo gli agricoltori ed allevatori di Coldiretti Massa Carrara a lanciare l’ultimatum alle istituzioni regionali: agite prima che sia troppo tardi. In piazza del Giglio, a Lucca, tra i cinquecento manifestanti arrivati da tutta la Toscana, anche un centinaio di allevatori ed agricoltori della provincia apuana, il primo territorio in Toscana a dover affrontare la pandemia suina. Al loro fianco le istituzioni con sindaci ed amministratori di Massa, Montignoso, Fivizzano, Licciana Nardi, Filattiera, Casola in Lunigiana, Tresana, Fosdinovo), il consigliere regionale Marco Guidi, e la presidente dell’Unione dei Comuni della Lunigiana, Annalisa Folloni.
A distanza di più di un anno e mezzo del primo presidio organizzato sempre da Coldiretti a luglio 2024 a Pontremoli, uno dei primi comuni inseriti in zona di restrizione da PSA, per richiamare l’attenzione dell’assessorato regionale all’agricoltura sulla gestione dell’emergenza virale, dunque, continua la mobilitazione.
Armati di cartelli, fischietti e bandiere gli agricoltori ed allevatori suinicoli di Coldiretti si sono dati appuntamento stavolta di fronte alla Prefettura di Lucca, per manifestare tutta la loro preoccupazione e delusione di fronte agli scarsi risultati delle misure di contenimento. A guidare la protesta di Lucca, insieme alla presidente regionale di Coldiretti Toscana, Letizia Cesani la presidente provinciale di Massa Carrara, Francesca Ferrari.
“La peste suina deve essere fermata prima che sia troppo tardi. – rilancia la presidente Ferrari –I cinghiali sono una calamità nella calamità: oltre a devastare i nostri raccolti e ad essere un pericolo per la sicurezza stradale e pubblica, sono i portatori di questo virus. Il fatto che il virus non sia trasmissibile all’uomo, ed uccida solo i suini, non significa che debba essere trascurato. Tutt’altro. All’origine di tutto c’è una sottovalutazione dei pericoli e dell’impatto dell’epidemia che espone a conseguenze pesantissime per gli allevamenti suinicoli. Ma a rischio ci sono anche migliaia di imprese agrituristiche che vivono di escursioni ed attività all’aria aperta che le restrizioni limitano e scoraggiano producendo un danno alle comunità rurali. Chiediamo un cambio di passo determinato e deciso nell’applicazione delle misure di depopolamento dei cinghiali previste dal piano commissariale insieme ad una presa di responsabilità da parte di tutti i soggetti istituzionali: Regione Toscana, Province ed ambiti territoriali di caccia. Girarsi dall’altra parte significa voltare le spalle alla Toscana”.
Il diffondersi a tempi record del virus sta creando apprensione tutta la filiera della trasformazione e del commercio delle carni suine. Le conseguenze per le attività agricole in zona di restrizione sono devastanti: riguardano il rischio di affrontare perdite economiche nel caso di contrazione del virus negli allevamenti per le conseguenti richieste di abbattimento di tutti i capi, costi aggiuntivi per le misure di biosicurezza rafforzata richieste nelle stalle, limitazioni alla libera movimentazione dei capi e l’obbligo di comunicare tempestivamente alle autorità dati e informazioni legati alle mortalità dei capi. “Siamo in mobilitazione. – conclude la presidente di Coldiretti Massa Carrara – Torneremo in piazza se entro un paio di settimane non vedremo il cambio di passo che abbiamo richiesto con un fattivo e chiaro impegno di tutte le istituzioni toscane. Il 12 parteciperemo con una delegazione all’incontro con il commissario straordinario Filippini. La peste suina sarà il primo punto all’ordine del giorno sul tavolo dei nuovi assessori all’agroalimentare e alla sanità della Regione Toscana”.
