venerdì 21 Febbraio 2025

Operava i pazienti a casa e bruciava i rifiuti ospedalieri: arrestato

Un medico operante a Montignoso, in provincia di Massa-Carrara, è stato arrestato dai finanzieri del Comando Provinciale e dai militari della Sezione Operativa Navale di Marina di Carrara. L’operazione, condotta sotto il coordinamento della Procura della Repubblica, ha portato alla luce una serie di gravi irregolarità e illeciti legati all’attività del professionista. All’interno della sua abitazione, il medico aveva allestito un ambulatorio medico abusivo dotato di una sala operatoria in condizioni igienico-sanitarie inadeguate. In questa struttura improvvisata, eseguiva interventi di medicina estetica e trattamenti di chirurgia plastica, mettendo a rischio la salute dei pazienti.

Tra le pratiche emerse, il medico somministrava anestesia totale e procedeva con sedazioni profonde, anche per interventi di lieve entità come iniezioni di botulino. Questa attività veniva svolta senza la necessaria abilitazione professionale e in assenza di presidi sanitari adeguati per gestire eventuali emergenze o complicazioni. Dalle indagini sono emersi due episodi particolarmente gravi: in un caso, una paziente ha dovuto essere intubata a causa di complicazioni sopraggiunte; in un altro, una donna ha riportato una grave infezione dopo una liposuzione.

Le accuse nei confronti del medico comprendono il reato di esercizio abusivo della professione, aggravato dal coinvolgimento della compagna, che lo assisteva durante gli interventi pur non avendo alcuna qualifica sanitaria. Anche lei è stata denunciata per concorso in esercizio abusivo della professione. Inoltre, il professionista è accusato di peculato e truffa aggravata ai danni dello Stato per essersi appropriato di oltre 200 farmaci destinati all’uso ospedaliero. Questi farmaci, riconoscibili dalle fustelle che ne attestano la proprietà ospedaliera, venivano prelevati illegalmente dal medico e utilizzati nella sua attività privata. Le indagini hanno inoltre evidenziato che il medico si assentava frequentemente e senza giustificazione dal suo lavoro presso l’Azienda USL Toscana Nord Ovest, utilizzando anche l’automedica per scopi personali.

Un altro aspetto emerso riguarda lo smaltimento illegale dei rifiuti sanitari. Il medico era solito bruciare nel proprio giardino confezioni di medicinali, flaconi, siringhe, aghi e altri materiali provenienti dall’attività del suo ambulatorio. Le analisi condotte dall’Arpat Toscana hanno classificato questi rifiuti come “pericolosi assoluti”. Questa pratica ha portato a una denuncia per il reato di combustione illecita di rifiuti, punito ai sensi dell’articolo 256 bis del Codice dell’Ambiente.

L’operazione della Guardia di Finanza, oltre a portare all’arresto del medico, ha condotto al sequestro dell’ambulatorio abusivo. Le attività investigative proseguono per accertare ulteriori responsabilità e verificare l’eventuale coinvolgimento di altri soggetti. L’indagine testimonia l’importanza di un controllo rigoroso su attività che, se svolte illegalmente, possono rappresentare un grave pericolo per la salute pubblica.

Il caso sottolinea anche l’importanza del rispetto della presunzione di innocenza, principio garantito dalla Costituzione Italiana, dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. Fino a una sentenza definitiva, la responsabilità del medico rimane da accertare.

Questa operazione è un esempio dell’impegno delle forze dell’ordine nel contrasto all’illegalità in ambiti delicati come quello sanitario. La collaborazione tra Guardia di Finanza e Autorità Giudiziaria evidenzia un approccio trasversale, volto non solo a tutelare la salute dei cittadini, ma anche a salvaguardare l’economia legale e il buon funzionamento della pubblica amministrazione.

Le accuse mosse al medico, se confermate, rivelano una condotta estremamente grave e pericolosa. La somministrazione di farmaci anestetici senza abilitazione e in condizioni non sicure rappresenta un rischio intollerabile per i pazienti. Inoltre, l’appropriazione di farmaci ospedalieri e il loro utilizzo in un contesto privato abusivo costituiscono un danno economico e un tradimento della fiducia riposta nelle istituzioni sanitarie.

Redazione
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