Inaugurerà a Bologna giovedì 21 novembre alle 18 la mostra “Moraduccio” di Alessandro Trapezio e Italo Zuffi, fotografo + soggetto. A cura di Antonio Grulli, promossa da Alchemilla, la mostra presenta per la prima volta un progetto che ha visto la sua realizzazione nel 2014, la pubblicazione – nel 2020 – in libro, multiplo, numerato.
Com’è nato, divenuto il lavoro. Moraduccio nasce quando l’artista Italo Zuffi e il fotografo Alessandro Trapezio si dirigono in auto tra Castel del Rio e Moraduccio, tra la provincia di Bologna e quella di Firenze, seguendo il corso del fiume Santerno. Sono alla ricerca dell’ispirazione per produrre una serie di ritratti di Italo, originario di quei luoghi. Sostano in alcuni punti del loro percorso, Italo si muove all’interno del paesaggio, Alessandro scatta. Le immagini che nascono da questa semplice intenzione, però, trascendono l’individuo che dovrebbe esserne il soggetto e diventano, in maniera imprevista, spontanea, qualcos’altro. L’obiettivo, più che soffermarsi sull’umano, va sulla sua presenza rada e sospesa, che si dissolve all’interno del paesaggio naturale, che vi si appoggia fino a confondervisi, fino alla rarefazione totale, in favore della roccia, della terra, dell’acqua, della vegetazione. E così, il protagonista vero del progetto non è più soltanto Italo, ma l’intrecciarsi del suo movimento con la vita circostante, il suo uscire dall’inquadratura in favore di altre esistenze, di altri respiri primordiali.
Scrive Italo Zuffi: “La destinazione era già decisa. Saremmo andati in auto lungo la vallata a sud di Imola, costeggiando e attraversando il fiume. Più si sale di quota, maggiore è l’intreccio con l’acqua. Là si produce forte un richiamo che proviene dall’aria e da essenze terrose. Con Alessandro, l’idea era di lavorare a un ciclo di miei ritratti, quello ai bordi del fiume doveva essere il primo – fin qui, è invece rimasto l’unico realizzato […] È una collaborazione per qualcosa che si vuole fare accadere. Sapendo che proprio grazie a quella presenza che segue e osserva, di te potrà rimanere un grammo di ogni azione concessa al suo occhio e da questo selezionata”. Segue Alessandro Trapezio: “Io e Italo ci siamo diretti dove scorre il Santerno, tra la provincia di Bologna e quella di Firenze. Zone in cui è cresciuto Italo, e dove ho passato molte estati tentando di sostituire i miei cari fiumi della Lunigiana. Lì, a due passi dalla Linea Gotica, cercavamo delle idee per dei ritratti, per un progetto. C’era una strana forza di sospensione nei gesti di Italo, in cui l’azione si dilatava e non trovava mai una sua naturale conclusione o premessa. L’attimo era in equilibrio sia nel riposo che nel movimento e la fotografia lo dilatava in un tempo infinito e in una tensione non decifrabile. Il progetto è sospeso nella natura ed io silenzioso che fotografo”.
La mostra presentata da Alchemilla – dal 21 novembre al 21 dicembre 2024 – vuole essere un nuovo capitolo di questo progetto, legato al libro ma indipendente, autonomo: esposizione di una dimensione laboratoriale, di esperimento tra due artisti che dialogano alla pari, circondati dal paesaggio dell’Appennino Tosco-Romagnolo. Nei grandi spazi espositivi le immagini vengono dilatate e grazie a questo cambio di scala dialogano con lo spettatore sottolineando maggiormente la componente performativa all’origine degli scatti e l’immersività dell’ambiente in cui sono stati realizzati.
Opening: giovedì 21 novembre ore 18-21:00 – Dove: Palazzo Vizzani, via Santo Stefano 43, Bologna – Orari: sabato 10-13 e 16-19; mercoledì su appuntamento
Info: info@alchemilla43.it – www.alchemilla43.it