Le vicende giudiziarie di questi giorni sollevano un problema ben lontano dall’essere risolto anche a Massa Carrara. Il segretario di Confartigianato, Gabriele Mascardi dichiara: “La mappatura della Regione, solo sui tetti industriali, indica 66 etteri di cemento-amianto ancora da rimuovere. Ma si trova anche su strade, scuole e molto altro ancora”
“Le tragiche vicende dei malati e morti di asbesto sul lavoro nella nostra provincia, emerse in questi giorni sulla stampa, evidenziano ancora una volta che l’emergenza amianto esiste e nascondere la testa sotto la sabbia non serve”. A dirlo è il direttore provinciale di Confartigianato Massa Carrara, Gabriele Mascardi, che approfondisce poi l’analisi sul tema dell’amianto, una piaga sociale e sanitaria che riguarda tutta l’Italia e da cui non si salva neppure la nostra regione.
“È un problema enorme e a dare un’idea della sua dimensione è il recente studio, commissionato ed elaborato dalla Regione con il consorzio Lamma e Arpat, che ha poi dato vita alle Linee guida sull’amianto approvato dalla giunta regionale. Lamma e Arpat hanno mappato tutte le coperture degli edifici costituite dalle cosiddette ‘onduline’ in eternit, prodotte prima del 1992 e costituite da una miscela di cemento-amianto. I numeri sono impressionanti anche perché lo studio si è limitato ai tetti di superficie superiore a 400 metri quadrati, quindi praticamente alle sole coperture industriali e pari a un totale di 8.469 ettari, il 31% di tutti i tetti toscani. Poi sono state fatte delle analisi a ‘campione’ su altri 897 ettari di tetti più grandi di 400 metri quadrati che hanno restituito risultati in linea con le analisi aeree”.
I risultati fanno tremare le ginocchia: “Si parla di 1544,9 ettari di onduline su un totale di 6.924 ettari di coperture, più del 20% del totale. E le analisi a campione hanno confermato il trend: circa il 18% degli 897,29 ettari sono risultati con copertura a ondulina (164,01 ettari) – prosegue Mascardi -. E il dato, come detto, è solo parziale: non riguarda le coperture più piccole, case e capannoni di dimensioni ridotte, non comprende poi pareti, controsoffitti, tubature, depositi e molto altro ancora”.
Una bomba che prima o poi è destinata a scoppiare a meno che non si provveda a elaborare un piano serio di bonifica e smaltimento, a livello regionale e nazionale. Basta pensare a un altro dato: 1 metro quadrato di eternit pesa dai 16 ai 20 chilogrammi; quindi, si parla di oltre 247mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto ancora da smaltire, soltanto per i capannoni industriali in Toscana. Numeri che danno il senso dell’emergenza, appunto.
“Lo studio – prosegue il direttore di Confartigianato – restituisce anche i dati provincia per provincia, dei campioni analizzati e nelle province più vicine si registrano 66 ettari di eternit a Massa Carrara, 143 ettari a Lucca, sempre parlando di capannoni industriali”. Come detto, infatti, lo studio di Regione, Arpat e Lamma al momento è parziale, non tiene conto di molte altre applicazioni che dell’amianto sono state fatte sia in edilizia sia in altri ambiti: “La conoscenza dell’uso indiretto dell’amianto nei luoghi di lavoro – sottolinea ancora – risulta pertanto incompleta e sottostimata. Non si sa dove e se sia presente o in quali quantità ma si ipotizza, con buona approssimazione, che di materiale contenente amianto sia ancora in quantità considerevoli nei grandi impianti industriali, negli impianti termici a servizio dei processi produttivi, nelle navi e nei traghetti. Ed è nelle reti dei nostri acquedotti, come dimostrano gli studi dell’Autorità idrica toscana, per esempio quelli di Gaia”.
L’elenco sarebbe infinito: coibentazioni, materiale da costruzioni, vernici, canne fumarie, tute dei vigili del fuoco, nei freni e nelle guarnizioni delle auto, per fabbricare corde, plastica e cartoni. La polvere di amianto è stata pure utilizzata come coadiuvante per filtrare i vini. “Ed è nelle scuole dei nostri figli ma saperlo non è facile. Dal report della Regione, infatti, emerge che su 190 edifici scolastici a Massa Carrara ne sono stati analizzati soltanto 7. È evidente – conclude Mascardi – che serve un piano coordinato, a livello nazionale e regionale, per debellare definitivamente questo pericolo mortale. Dobbiamo bonificare luoghi di lavoro ed edifici pubblici, rimuovere l’amianto ovunque sia stato utilizzato e metterlo in sicurezza là dove non potrà nuocere a noi e ai nostri figli in futuro”.